I motivi per i quali nel governo si sta verificando una seria frattura sulla controriforma delle pensioni e le ragioni per cui Banca Centrale europea, Commissione europea e ieri il Fondo monetario internazionale stanno reclamando per la politica economica di Prodi e Tommaso Padoa-Schioppa sono concreti.
Il primo nodo è interno alla maggioranza. Ieri un ministro, Emma Bonino, ha spolverato la sua anima radicale fatta di prese di posizione nette e ha detto: «Spendere 5-7 miliardi per un problema che riguarda 120mila persone è una follia». Difficile sintetizzare meglio la pazzia ragionieristica e politica che porta ad abolire lo «scalone Maroni». Con lei una pattuglia di esponenti di primo piano dell'attuale maggioranza, a partire da Lamberto Dini. Una parte di ragionevoli parlamentari che sostengono Prodi si chiedono per quale motivo si debbano mettere in discussione le leggi fatte dal passato governo in materia pensionistica. Non si tratta certo di fan dell'opposizione. Sono politici che, più banalmente, conoscono il prezzo che le prossime generazioni pagheranno se si smontassero le riforme previdenziali.
A differenza di Prodi, che si gioca tutto nella sopravvivenza ora per ora, all'interno della maggioranza c'è chi pensa che l'après moi le déluge del presidente sia da folli. E che i conti pubblici non possano essere scassati per compiacere l'anima sinistra della coalizione. Ben vengano i radicali, liberi e associati. Non mollino la posizione e non siano complici di una «follia».
Ieri sono stati ufficializzati i conti dei primi tre mesi dell'anno. L'indebitamento delle amministrazioni pubbliche è salito al 6,1 per cento. Numeretti, non entriamoci dentro. Ma almeno ci si permetta di criticare questo governo. Ci aveva raccontato del «buco ereditato» da Berlusconi. Ebbene, nei medesimi primi tre mesi del 2006, il Cavaliere regnante, il deficit era del 5,9 per cento. Prodi ha tassato di più, ha avuto un ciclo economico migliore, eppure ha scavato un buco nel primo trimestre superiore a quegli spendaccioni del centrodestra. Ma come si fa?
Il motivo per cui questo insieme di fattori preoccupa all'estero, è anche esso concreto. L'adozione della moneta unica ha comportato, come si sa, anche un tasso di interesse che vale per tutta Eurolandia. Fino a quando i tassi sono relativamente bassi, poco male. Nonostante i recenti rialzi, la politica monetaria viene definita ancora piuttosto accomodante: le imprese non pagano troppo le risorse necessarie per investire e il costo dei mutui per ora è sotto controllo. Ma se l'Italia nei prossimi anni dovesse creare un buco previdenziale, ne faranno i conti anche i partner europei, che si vedranno alzare i tassi di interesse per contrastare il debito italiano.
Per questo motivo ciò che per la Bonino è folle, per l'Europa è criminale: Germania, Francia e Spagna non hanno nessuna intenzione di rallentare la propria crescita per finanziare la sopravvivenza del Signor Prodi.
Nicola Porro
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