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Primo attacco americano all’Iran: maxibombardamento di sanzioni

«Colpite» anche 20 aziende statunitensi e a rischio imprese italiane, tra cui l’Eni

Il «Grande Satana» ha deciso di colpire. E fare male. Per ritrovare misure unilaterali così dure bisogna tornare al 1979, all’incubo di quell’ambasciata statunitense di Teheran trasformata in prigione. Stavolta a muovere la mannaia di nuove durissime sanzioni sono l’incubo nucleare e l’attivismo con cui gli iraniani contrastano la politica americana in Medio Oriente. Per esorcizzare il doppio pericolo Washington mira ai gangli del sistema economico-militare della Repubblica Islamica. Le nuove sanzioni colpiranno tutte le attività commerciali dei pasdaran, congeleranno le transazioni di tre banche sospette, e bloccheranno le operazioni del ministero della Difesa iraniano destinate ad attività clandestine e nucleari.
«L’obbiettivo è semplice, le istituzioni rispettabili – ha detto il segretario al Tesoro americano Henry Paulson - sceglieranno di non trasformarsi nelle banche di un regime pericoloso». Quello tra Washington e Teheran non è un balletto a due. L’embargo non colpirà solo le venti aziende americane sospettate di far affari con la «nazione manigolda». Washington cancellerà dal panorama commerciale e finanziario tutti i «clienti stranieri» delle entità colpite da sanzioni. Qualsiasi istituto di credito italiano o europeo sorpreso ad effettuare transazioni sui conti delle «Bank Melli», «Mellat» o «Sedarat», le tre banche iraniane nel collimatore, non potrà più operare oltre oceano.
Se venissero provati rapporti con aziende controllate dai pasdaran, anche l’Eni potrebbe ritrovarsi nel mirino. Stessa sorte toccherà alle società colpevoli di intrattenere attività con settori del ministero della Difesa iraniano coinvolti nello sviluppo nucleare o missilistico. Districarsi in questa rete di sanzioni unilaterali non sarà facile. La ragnatela industrial-militare-finanziaria creata dai Guardiani della Rivoluzione è così vasta da rendere impossibile l’individuazione delle società sotto il loro controllo. Nel caso di «Pars Gas», l’azienda responsabile delle riserve di gas naturale iraniano, è difficile dire se il controllo dei Guardiani della Rivoluzione si limiti alle infrastrutture costruite dalle loro aziende o si estenda al patrimonio energetico.
Secondo il segretario di Stato Condoleezza Rice e Paulson, le nuove sanzioni sono indispensabili per reagire alla minaccia di Teheran. «Sfortunatamente - ha detto la Rice - gli iraniani continuano a rifiutare qualsiasi negoziato e a minacciare la pace e la sicurezza».

Nuove sanzioni, ma con il voto del Consiglio di Sicurezza, sono state prospettate anche dal responsabile della politica estera europea, Janvier Solana, se l’Iran non cesserà le sue attività nucleari.

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