Processo breve, il Pdl "trama" coi delusi del Fli Fini s'arrabbia e prepara l'offensiva alla Camera

Mercoledì si vota il processo breve. Il Cav teme che Napolitano non firmi la legge anche se si tratta di un’iniziativa parlamentare che non presenta criteri di incostituzionalità. Si tenta per questo di rafforzare la maggioranza: contatti coi futuristi stanchi di Bocchino. Fini perde le staffe e minaccia: "Ricordatevi che sono anche il rappresentante di una idea politica..."

Processo breve, il Pdl "trama" coi delusi del Fli 
Fini s'arrabbia e prepara l'offensiva alla Camera

Roma - Mercoledì ore 18: appuntamento a Montecitorio. C'è anche la diretta televisiva. Si vota sul processo breve. Un provvedimento fortemente voluto dal Cavaliere ma sul cui iter continua a temere che il capo dello Stato Giorgio Napolitano si rifiuti di firmare il provvedimento. Da qui la necessità di consolidare ulteriormente la maggioranza andando a pescare proprio tra i futuristi scontenti della dittatura ideologica di Italo Bocchino. Ma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si arrabbia e cerca di serrare i ranghi: "La legge deve essere ugnale per tutti per davvero". E lancia l'avvertimento: "Ricordatevi che sono anche il rappresentante di una idea politica...".

Perché Napolitano non dovrebbe firmarlo?, si sarebbe chiesto il premier parlando con i cofondatori del Pdl Carlo Giovanardi e Gianfranco Rotondi. D'altra parte la prescrizione breve è un’iniziativa parlamentare che non presenta criteri di incostituzionalità, ma che vuole dare agli italiani una giustizia certa, equa e rapida. Su questo la maggioranza ed il governo stanno lavorando da mesi. Ma sarà - naturalmente - la presidenza della Repubblica a valutare il da farsi, quando il provvedimento verrà inviato al Quirinale. Il Cavaliere innanzitutto vuole assicurarsi che la maggioranza sia compatta in Aula. Per questo motivo ha invitato i vertici del partito a chiedere ai parlamentari una maggiore coesione, all’insegna di meno cene e più lavoro. Si capirà nei prossimi giorni il destino del provvedimento (la contromisura è il "processo lungo" presentato dal senatore Mugnai).

E' una partita che si gioca soprattutto sulla tempistica dal momento che Napolitano ha trenta giorni per firmare o rinviare alle Camere il provvedimento. I tempi così potrebbero allungarsi: per le elezioni amministrative le Camere resteranno chiuse e poi ci sarà da confrontarsi sul referendum. Con l'Idv che promette un "vietnam parlamentaere" e il Pd che continua a fare ostruzionismo invitando il ministro della Giustizia Angelino Alfano a sospendere i lavori per non "far passare sotto silenzio l’allarme amnistia denunciato dal Csm". E fuori da Montecitorio? Il solito Popolo viola che protesta.

La maggioranza in ogni caso tira dritto e in settimana cercherà addirittura di aumentare i propri numeri. "Non temiamo imboscate ma nella vita non si può mai dire però secondo me ci stanno tutti i termini per un voto positivo da parte della maggioranza - ha spiegato Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera - parlare di 25 luglio è una bella battuta ma non mi sembra ci sia un Consiglio nazionale alle porte". Fonti parlamentari riferiscono di contatti con deputati futuristi che non condividono la linea dettata dal falco Italo Bocchino. Si starebbe lavorando alla nascita di un nuovo gruppo di centrodestra qualora Urso, nell’incontro di mercoledì con i parlamentari a lui vicini, dovesse decidere per lo strappo. Ma Fini cerca di serrare i ranghi e di ricompattare i suoi contro la riforma della giustizia. Riforma che, lo stesso Berlusconi ha ricordato ieri, è stato possibile presentare solo quando il presidente della Camera ha lasciato il Pdl.

Il presidente della Camera perde le staffe e minaccia battaglia in parlamento. "Se alla Camera si sta discutendo di un certo argomento è perché c’è una maggioranza che decide, nel rispetto del regolamento, di trattare un argomento - ha avvertito Fini - ci sono forze di opposizione che non discuterebbero del processo breve ma di altro". I futuristi, per esempio.

Durante una lezione agli studenti nella sala dell’Istituto agrario di Marsala, il leader del Fli ha ricordato che "se la legge è uguale per tutti deve essere uguale per tutti davvero" e che "coloro che devono pagare il loro conto con la giustizia lo devono fare". Quindi, svestendo i panni del presidente della Camera, ha lanciato un chiarissimo avvertimento: "Ricordatevi che sono anche il rappresentante di una idea politica...".

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