La procura arresta Tarantini ma il vero obiettivo è Berlusconi

I pm sapevano che l’imprenditore era pronto a collaborare, ma hanno scelto di arrestarlo. In cella anche la moglie, ricercato Lavitola. Nuova trappola per gettare fango sul Cav. Anticipato il fermo per "costringerlo" a cambiare versione? Il premier: "Su Tarantini solo fantasie dei pm". Il memoriale di Giampi scritto prima dell'arresto Ecco la mia verità: nessuna estorsione

La procura arresta Tarantini  
ma il vero obiettivo è Berlusconi

Era pronto a collaborare, ma la procura di Napoli l’ha preceduto. E lo ha arrestato. Il Gran Pasticcio della presunta estorsione ai danni di Silvio Berlusconi, grazie a una precipitosa accelerazione dei pm partenopei, si risolve nel peggiore dei modi per Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore pugliese noto alle cronache per la escort D’Addario e le feste ad Arcore.

Successivamente alla pubblicazione su Panorama di notizie relative a un presunto attacco al premier che sarebbe stato orchestrato da Tarantini con l’aiuto dell’editore Valter Lavitola, l’imprenditore si è recato dal suo avvocato, Alessandro Diddi, per predisporre una memoria (che leggete sotto) da depositare presso il gip del tribunale di Napoli proprio al fine di chiarire la sua posizione, i suoi rapporti con il proprietario de l’Avanti, con Berlusconi, e anticipare all’autorità giudiziaria di essere a disposizione per chiarire qualsiasi aspetto considerato oscuro. Nella giornata di mercoledì l’avvocato Diddi ha inviato al procuratore Lepore, tramite fax, la nomina come difensore e nel pomeriggio ha redatto insieme a Tarantini il documento nel quale, a detta sempre dell’imprenditore, si chiariscono le notizie e le illazioni pubblicate sul settimanale.

La procura, di tale attività difensiva era bene a conoscenza in quanto da oltre tre giorni (compreso l’altro ieri) uomini della Digos hanno pedinato l’imprenditore appostandosi per oltre sette ore sotto lo studio del suo difensore in via della Scrofa a Roma. Se dall’ascolto delle telefonate e dai pedinamenti era chiaro che Tarantini era pronto a collaborare con i magistrati partenopei, perché di tutta fretta, e senza che ce ne fosse un reale motivo (considerato che l’anticipazione di una misura cautelare era stata data da Panorama da oltre dieci giorni), si è provveduto alle manette?

Si vuole forse «costringere» l’imprenditore a rivedere le sue precedenti dichiarazioni rese nel processo barese sulle vicende delle escort laddove dichiarò che il premier non era mai stato a conoscenza che le ragazze invitate alle feste venivano pagate? Perché arrestare per estorsione Tarantini, e soprattutto la moglie (lasciando da sola una bimba di due anni) quando la vittima dell’estorsione, cioè Silvio Berlusconi, ha ammesso di non aver subito alcuna pressione?

E alla luce delle dichiarazioni del procuratore Lepore sulla possibile incompetenza territoriale della procura di Napoli, perché procedere a un atto così invasivo della libertà personale? La difesa sospetta che si siano voluti anticipare i tempi in modo che il gip non si trovasse in difficoltà di fronte al deposito di una memoria nella quale Tarantini si metteva a disposizione.

Qui non si discute se il re delle protesi pugliesi (sul quale il Giornale ha sempre espresso molti dubbi) è colpevole o innocente, ma certamente la procura di Napoli ha agito in modo poco ortodosso, negando persino il colloquio in carcere con gli avvocati, ai quali la cancelleria del gip, con motivazione paradossale, ha negato il rilascio della copia dell’ordinanza di custodia cautelare con una motivazione a dir poco sconcertante: «A noi non risulta che Tarantini è stato arrestato».

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