da Milano
Ieri sera la Banca popolare italiana ha fatto trapelare che il destino della quota di Rcs (il 15% circa del gruppo editoriale) in portafoglio alla Magiste di Stefano Ricucci e in pegno alla stessa Bpi a fronte di un credito di 840 milioni, non è allordine del giorno del consiglio di amministrazione dellistituto, convocato per le 16. Tuttavia, il cda sarà anticipato da una riunione del comitato esecutivo e non è escluso che in quella sede largomento possa essere trattato; questo almeno si aspettano i legali di Ricucci. La delega a risolvere la questione è comunque nelle mani dellamministratore delegato, Divo Gronchi. Quanto alla quota Rcs, ieri Antonio Favrin, presidente della Marzotto - uno dei gruppi indicati come possibili acquirenti del pacchetto o di parte di esso - ha liquidato la curiosità di un giornalista su un possibile ingresso con un laconico «non mi risulta».
Ieri Riccardo Olivo, legale della Magiste - la società di Stefano Ricucci cui fa capo la quota - e i magistrati (Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli, titolari delle indagini sui conti del gruppo immobiliare e sul tentativo di scalata di Ricucci a Rcs) hanno avuto un incontro privo di esiti. Lappuntamento serviva per fare un nuovo punto sul piano di ristrutturazione della Magiste. «Ognuno andrà avanti per la sua strada» ha dichiarato lavvocato, lasciando intendere che i magistrati non sarebbero molto convinti del piano. Per questoggi i legali si aspetterebbero una decisione da parte della Bpi sul credito che vanta nei confronti del gruppo (correlato alla quota Rcs, appunto).
Secondo alcune indiscrezioni, la Procura di Roma sarebbe orientata a chiedere il fallimento della Magiste. Il piano di ristrutturazione, comunque diretto a ottenere il concordato, non sembra destinato a modificare le iniziali intenzioni degli inquirenti alla luce dellindebitamento del gruppo.
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