Una prof vera: «Ma non è realistico» I produttori: «Un po’ di fantasia ci vuole»

da Roma

Ma la scuola italiana è davvero così? Se lo chiederà chi non frequenta da qualche decennio le patrie classi. O chi (come l'autentica professoressa romana che, assistendo all'anteprima de I liceali, ha polemizzato in proposito col produttore Valsecchi) riterrà quello tratteggiato dalla nuova fiction Mediaset un ritratto divertente, ma poco realistico. «Ovviamente i professori italiani non sono tutti male in arnese come quelli che raccontiamo noi - ammette il produttore della Taodue - Ma di studenti traumatizzati da una scuola squinternata è pieno il mondo. E mi pare che i fenomeni di violenza e di bullismo registrati dalla cronaca, stiano lì a dimostrarlo». L'obbiettivo delle sei puntate «giovanilistiche», partite da un format di cinque anni fa «molto più duro e drammatico», nel frattempo ammorbidito e trasformato in commedia da Paolo Virzì, è chiaro: «Un racconto per i giovani e per le famiglie, in cui ragazzi e adulti possano riconoscersi - sintetizza il responsabile della fiction Mediaset, Scheri -. Per questo abbiamo deciso di mandarlo in onda prima sulla pay tv Joi-Premium Gallery, e solo da maggio su Canale Cinque. La qualità del prodotto è tale da poter rivaleggiare con le serie, fin qui soprattutto americane, ospitate da quella rete». Non necessariamente ispirato alla nuova moda giovanilistica dei vari Notte prima degli esami e Tre metri sopra il cielo («Visto che in tv i recenti racconti di ambientazione scolastica non hanno avuto grande successo», afferma Valsecchi).

I liceali viene considerato «l'evento-clou della stagione della nostra fiction - dichiara Scheri -. Noi siamo sicuri del livello della serie. E ci puntiamo moltissimo». «Questo è un prodotto sincero - aggiunge Valsecchi -. Perché quando tenti di fare il furbo, i ragazzi se ne accorgono subito».

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