Progressisti a parole Il "liberal" Obama vieta Facebook alle figlie

Il presidente progressista in pubblico e "reazionario" in famiglia. Le due facce dell’uomo che rappresenta l’America. Ama i social network solo se gli servono...

Progressisti a parole Il "liberal" Obama vieta Facebook alle figlie

La sua pagina su Facebook conta la bellezza di 24.277.770 «amici», ma le sue figlie non lo sapranno mai: Barack Obama ha vietato a Sasha e a Malia di aggiungersi ai 156 milioni di americani che hanno un profilo sul più popolare dei social network. Niente Facebook alla Casa Bianca, dunque: ma soltanto negli alloggi privati, però, perché nella West Wing, dove lo staff già lavora alla rielezione, Facebook è considerata un'arma strategica. Del resto, non si è detto con dovizia di analisi che proprio grazie alla Rete Obama ha vinto le primarie e poi la corsa alla presidenza?
Malia Obama ha compiuto tredici anni, e dunque ha l'età per aprirsi un account. Ma papà non è d'accordo: «Perchè mai dovremmo far sapere i fatti nostri ad un intero gruppo di persone che non conosciamo? - ha esclamato il presidente in un'intervista al settimanale popolare People -. La cosa non ha molto senso». E ha poi aggiunto, scherzando: «Vedremo come si sentiranno tra quattro anni», cioè a secondo (ipotetico) mandato presidenziale concluso.

Lo scorso aprile Obama era stato al quartier generale di Facebook, a Palo Alto, in California, per una visita ufficiale in pompa magna e per un'assemblea pubblica, coronata da una chat in diretta intercontinentale. E un paio di mesi prima Marc Zuckerberg aveva cenato col presidente. Ieri il fondatore di Facebook dev'essersi rovinato la giornata leggendo People, perché la presa di posizione di Obama non dipinge soltanto un educato quadretto familiare all'antica: è prima di tutto una scelta di comunicazione, che dà voce alle preoccupazioni sempre più crescenti per la privacy violata da internet, e sembra schierare il presidente dalla parte di chi chiede più controlli e più limitazioni.

Che sia o meno un opportunista in cerca di ogni occasione disponibile per guadagnare un po' di consenso, incluse le preoccupazioni dei genitori per la privacy dei loro figli adolescenti, di certo Obama si mostra un tipico esempio della classe media progressista, che tende a predicare il progresso in pubblico e per gli altri, e a praticare un occhiuto conservatorismo in famiglia e per i figli. La modernità è un mercato e una moda, e dunque va cavalcata: evviva la rivoluzione digitale, i social network sono strumenti rivoluzionari, internet sempre e comunque - ma non tra le mura domestiche. Qui vige il patriarcato, e a tredici anni è sconsigliato andare online.

I progressisti-conservatori sono una specie diffusa di qua e di là dell'Atlantico: dirigenti sindacali che predicano le pari opportunità e considerano sconveniente che la moglie lavori, militanti antiproibizionisti che vietano in casa persino il fumo delle sigarette, ambientalisti con il Suv, convinti difensori della laicità dello Stato che mandano i figli a scuola dai Gesuiti, paladini dell'emancipazione femminile che proibiscono alle figlie di uscire in minigonna o di passare il finesettimana con il fidanzato, e così via in un vortice di contraddizioni e autoinganni. Un'intera generazione di genitori di sinistra ha vietato ai propri figli la televisione, perché volgare e diseducativa, e s'è arricchita facendola.

Il che alla fin fine dimostra una cosa soltanto: che l'ipocrisia alberga a sinistra almeno quanto nel resto della popolazione, con la differenza che quelli di sinistra tendono a spiegare agli altri come dovrebbero comportarsi (gli altri, quelli non di sinistra, funzionano all'opposto: non vogliono che nessuno dica loro come comportarsi, e quindi sperano che la piccola Malia buchi la sicurezza della Casa Bianca e sbarchi liberamente su Facebook).
Ma non si tratta soltanto di ipocrisia, o di doppiezza. Il progressista-conservatore ha nel suo fondo un sacro terrore della modernità, e la ragione è abbastanza semplice: la modernità smentisce le sue previsioni. Il progressista ha bisogno della catastrofe minacciata o imminente per dispiegare il proprio progretto progressista.

Il mondo va a rotoli, bisogna salvarlo! Ma la catastrofe non arriva mai, e il progresso, al contrario, mediamente migliora le condizioni di vita su questo pianeta. È il progresso a smentire il progressista: per questo ne ha paura, e istintivamente ne diffida. E se capita persino a Obama, figurarsi i cattocomunisti nostrani.

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