da Genova
Angelo Bagnasco l’aveva confidato a un gruppo di seminaristi: «La lettera con i proiettili e le minacce di morte questa volta era firmata, ma la firma è illeggibile, di una donna mi pareva, una piemontese» aveva detto quasi scherzando l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei. Ieri si è saputo che il nome scritto in fondo alle minacce morte arrivate alla Curia di Genova il 9 giugno, insieme a tre proiettili inesplosi calibro trenta, era veramente di una donna di 35 anni che vive in provincia di Cuneo e fa la prostituta. Non è stata lei però a scriverle. La lettera è opera di un italiano di 43 anni, ex carabiniere di Pinerolo, espulso dall’Arma dopo una condanna penale. A denunciarlo era stata la prostituta, per questo l’ex carabiniere ha inviato la lettera a Bagnasco con degli indizi che portassero alla donna e al suo fidanzato, un albanese di 32 anni. «Il motivo? Una vendetta personale - ha spiegato ieri Salvatore Presenti, questore di Genova - legata a una storia di sesso e estorsione per la quale il 43enne era agli arresti domiciliari. Una vicenda di bassa criminalità». Nessun movente politico o eversivo, dunque. «Lo avevamo detto subito - aggiunge il questore -. Ora abbiamo la conferma».
«Monsignore devi morire, se non con questi che le mando lo farò di persona» era scritto sul foglio arrivato in Curia alla vigilia della grande processione cittadina del Corpus domini. C.E., l’ex carabiniere, l’aveva battuta al computer, aggiungendo la firma poco leggibile della donna. «Da qui sono partite le indagini - spiega Giuseppe Gonan, dirigente della Digos genovese-. Sulla busta non c’erano timbri ma siamo riusciti a capire che proveniva da Cuneo. Con i colleghi della questura piemontese siamo poi arrivati ai tre personaggi, tutti noti alle forze dell’ordine. Si è trattato di una vendetta, al 99,9 per cento».
Tutto è cominciato Garessio, 3.500 abitanti, dove il militare lavorava. Aveva una relazione con G.G., la prostituta, ma quando lei gli ha detto che la storia era conclusa non si è rassegnato. Dopo l’ennesima minaccia (richieste di prestazioni sessuali per evitare controlli alla sua attività), la donna si è rivolta ai carabinieri. All’inizio di maggio l’ex militare è stato arrestato con l’accusa di concussione, un mese dopo ha cercato di vendicarsi sfruttando il clamore delle minacce a Bagnasco per le critiche ai Dico. All’alba di ieri i poliziotti sono entrati in casa sua, sequestrando il computer dove si aspettano di trovare la copia della lettera. L’uomo è stato denunciato per calunnia, minacce aggravate e detenzione abusiva di munizionamento.
Quella del 9 giugno non è l’unica intimidazione ricevuta dal presidente della Cei. Il 27 aprile alla Curia di Genova arrivò una lettera con un bossolo. «I due episodi non sono collegati - conclude il questore Presenti- Le indagini continuano».
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