Gian Battista Bozzo
da Roma
Il governo deciderà oggi una correzione dei conti pubblici 2005, per una cifra che non dovrebbe superare di molto il miliardo di euro. «Ci lavoriamo nella notte, potrebbe arrivare domani (oggi, ndr) in Consiglio dei ministri», ha confermato il premier Silvio Berlusconi, escludendo però che sia stata già individuata una cifra. Quasi certamente sarà messo in atto un provvedimento tagliaspese per gli ultimi due mesi dellanno. «Posso assicurare - afferma Giulio Tremonti in tv - che non ci saranno provvedimenti che metteranno le mani nelle tasche dei cittadini». Al Consiglio dei ministri sarà decisa anche la copertura del «decreto Alitalia» per 130 milioni di euro.
Deficit verso il 5%. Il campanello dallarme lha suonato nei giorni scorsi lIstat, quando ha stimato un deficit proiettato verso il 5,1% del pil a fine anno, contro il 4,3% delle ultimi previsioni governative. La questione è stata affrontata in una riunione e in una successiva colazione di lavoro fra Berlusconi e Tremonti, presente il ragioniere generale dello Stato Mario Canzio. Correzione inevitabile, dunque, anche perché un deficit 2005 più elevato del previsto renderebbe difficile raggiungere gli obiettivi promessi a Bruxelles per il 2006 e 2007. «I nostri conti - dice il ministro dellEconomia a Porta a porta - non sono allo sfascio, li ho tenuti in linea con gli impegni presi in Europa per tre anni, quando gli altri Paesi sfondavano i parametri». E ricorda che lultima asta di titoli pubblici italiani per tre miliardi di euro è «andata a ruba, con domande per 14 miliardi: i mercati non avrebbero chiesto titoli trentennali - osserva Tremonti - se i conti italiani fossero allo sfascio».
Arriva il tagliaspese. La misura più probabile per tamponare il deficit è lattivazione del «tagliaspese», un provvedimento usato solo nel 2002 ma sempre attivabile con una procedura durgenza. Si bloccano in tal modo, con effetto immediato, tutte le spese non indispensabili. Se il «tagliaspese» non dovesse bastare, allora potrebbero essere varate in un secondo momento misure simili a quelle di anni passati, come lanticipo da parte delle banche di una parte dei versamenti fiscali di dicembre. È invece improbabile un nuovo decreto per sostituire quello sullAnas, ormai in decadenza, che prevede un risparmio da 3 miliardi legato alla fuoriuscita dellazienda dallambito della pubblica amministrazione. «Recupereremo le norme più importanti nel decreto infrastrutture, o nel decreto fiscale legato alla Finanziaria», spiega il relatore Luigi Grillo (Fi).
Sindacati, finanziaria «bidone». I segretari di Cgil-Cisl-Uil sono preoccupati per la correzione dei conti 2005, che «sono fuori controllo», e attaccano la Finanziaria. La manovra 2006 «non prevede nulla per le famiglie, i giovani, gli anziani e va cambiata radicalmente», dice Guglielmo Epifani. Il segretario cislino Savino Pezzotta teme soprattutto i tagli a carico degli enti locali, «che avranno immediate ricadute sulloccupazione». Lo sciopero generale del 25 novembre, in questa situazione è «sacrosanto», affermano i leader sindacali. Ma Tremonti tende loro la mano, dicendo di considerare «doveroso discutere coi sindacati, e se questo serve a evitare uno sciopero generale, tanto meglio». Sciopero che il ministro giudica comunque «non aggressivo», visto che si limita a quattro ore. Tremonti si dice anche aperto a qualche aggiustamento sul fondo spettacolo. Mentre i tecnici del Senato giudicano a rischio alcune entrate fissate nella manovra, come quelle della lotta allevasione.
Enti locali, saltano i tavoli. Regioni ed enti locali hanno rotto i rapporti col governo, dopo aver appreso il taglio del 50% del fondo per le politiche sociali (circa mezzo miliardo di euro). LAnci chiede di ridiscutere la manovra, che viene giudicata «insostenibile». La questione, assicura il ministro Enrico La Loggia sarà affrontata oggi in Consiglio dei ministri.
Liberalizzazioni in arrivo. Oggi, in Consiglio dei ministri, non si parlerà solo di conti pubblici. Tremonti annuncia infatti lapprovazione di un «provvedimento piuttosto importante sulle liberalizzazioni, con al primo punto le tariffe delle professioni».
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