«Pronti a conquistare gli Usa anche con le Alfa Junior»

Baravalle: «Nel 2010 tra i primi cinque in Inghilterra»

Pierluigi Bonora

nostro inviato a Balocco (Vc)

Risanata la divisione Auto del Lingotto, con i marchi Fiat e Veicoli commerciali locomotive di Mirafiori, è dall’Alfa Romeo che l’amministratore delegato Sergio Marchionne si aspetta ora la vera svolta. Più volte, negli ultimi tempi, il top manager ha sottolineato come la sfida che l’Alfa è chiamata a vincere sia complessa. Il Biscione deve consolidare la sua immagine di marchio «premium» e, soprattutto, allargare il business sui mercati esteri. Il piano messo a punto da Marchionne prevede che nel 2010 l’Alfa dovrà vendere 300mila vetture, poco meno del doppio della produzione attuale. «Il mio obiettivo - dichiara al Giornale il presidente di Alfa Romeo, Antonio Baravalle - è arrivare al 24 giugno 2010, giorno del centesimo compleanno, avendo superato il tetto delle 300mila unità. Per quest’anno, intanto, la crescita stimata del 17% ci permetterà di chiudere a quota 160mila».
Spazi di ulteriore crescita, comunque, ci sono...
«Sì, grazie alla 159 che presto sarà ampliata con le versioni Crosswagon e a trazione integrale. La 147, poi, continua a dare molto soddisfazioni: quest’anno contiamo di vendere il 5% in più rispetto al 2005, mentre nel segmento C il modello vale il 10% della quota mercato».
È comunque all’estero dove l’Alfa si gioca il futuro...
«Siamo totalmente sotto le reali potenzialità. Nel Regno Unito, a esempio, dove la marca è apprezzata e non esistono concorrenti locali, potremmo tranquillamente vendere 30-40mila veicoli contro i 7mila attuali».
Perché un dato così basso?
«Nel Regno Unito case come Bmw, Audi e Mercedes vendono tutte insieme più di 275mila vetture, di cui oltre 100mila solo i bavaresi. In passato, da parte nostra, sono stati commessi molti errori. Sono convinto che il lavoro sulla rete valga tanto quanto le risorse destinate al prodotto».
Come pensate di recuperare terreno?
«Sei mesi fa abbiamo chiesto a JD Power di rivedere il nostro processo di sviluppo nel Regno Unito allo scopo di arrivare, in tre anni, tra i primi 5 produttori. Se l’Alfa vincerà questa sfida, nel 2010 nel Regno Unito riusciremo a vendere 40mila auto».
Applicherete lo stesso sistema anche in altri Paesi?
«Gradualmente sarà allargato a Germania, Francia, Spagna e Svizzera. Stiamo rivedendo l’intero processo: dalla produzione alla consegna finale al cliente».
E la «pressione» del dottor Marchionne?
«Prendiamo Fiat: quando è tornata ad avere i modelli per cui è sempre stata all’avanguardia, i clienti sono tornati. Noi siamo nel mezzo di un guado perché abbiamo volumi da marchio “premium”, ma certi tipi di atteggiamenti da casa generalista. È dunque difficile parlare a clienti che guidano Bmw e Audi. Ecco perché bisogna essere a posto su tutta la linea».
Entro il il 2010 Alfa Romeo avrà una gamma completa, sulla falsariga di quella della Bmw: dal segmento «B» con la Junior, attesa nel 2008, al segmento «I» con l’ammiraglia 169. In mezzo 159, 8C, 149, GT, Brera, Spider e l’annunciato sport utility-crossover...
«Cerchiamo nuovi alfisti e puntiamo sui giovani. In questo momento stiamo valutando che cosa portare nel 2009 negli Usa: di sicuro, 159, 169, Spider e Brera. Il mercato americano, dove torneremo nel 2009 e puntiamo a 20mila vetture nel 2010, sta comunque cambiando: cilindrate più basse e dimensioni ridotte caratterizzano la nuova domanda. Il successo della Mini è l’esempio più chiaro».
Quindi?
«Stiamo valutando se anche la “piccola” Junior varcherà l’Oceano».
È da anni che si parla del ritorno dell’Alfa sul mercato Usa...
«È un mercato che non perdona. E bisogna evitare gli errori del passato. In un “market test” condotto da JD Power è emersa una grande attesa tra il pubblico potenziale e i maggiori dealer.

Anche negli Usa, comunque, il confronto sarà con le altre europee».
Vendere 300mila auto nel 2010 sarà dunque possibile?
«Oggi ci tariamo su obiettivi credibili con la gamma a disposizione. La futura Junior, per esempio, potrà valere 50-60mila unità».

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