Il Comune blocca patrocini e sponsorizzazioni a manifestazioni gay e di associazioni omosessuali. Nulla di ufficiale, ma le parole del vicesindaco Riccardo De Corato sono piuttosto chiare. «Noi - spiega - per dieci anni non abbiamo avuto nessun problema: mostre, rassegne cinematografiche, ricordo anche i tornei di tennis». E allora? «Allora non si può far finta di non sapere che oggi cè una proposta di legge del governo che vuol equiparare le coppie di fatto alla famiglia tradizionale».
Come dire che con i Dico in agguato, Palazzo Marino sceglierà una posizione più netta. Che concedere appoggio, significherebbe favorire «il processo che porta allequiparazione, magari anche alladozione di figli per le coppie omosessuali». «Una linea - assicura De Corato - contraria a quella della nostra amministrazione». Il sindaco è daccordo? «Letizia Moratti - aggiunge - ha sfilato al Family day di Roma, mi sembra chiaro come la pensi. Ecco perché oggi diventa difficile sponsorizzare eventi contrari a quello spirito». Una implicita sfiducia allassessore alla Cultura Vittorio Sgarbi, ma anche al capogruppo di Fi in consiglio comunale Giulio Gallera che si continuano a battere per le iniziative omosex.
«Sgarbi? Ero molto impegnata, non ho letto le ultime esternazioni del mio assessore», dribbla la domanda la Moratti. Che è invece molto più decisa nel condannare, pur invitando a evitare qualsiasi identificazione, lidea di far coincidere il Love boy day, la giornata in difesa della pedofilia e il gay pride milanese. «Ho il massimo rispetto per chi vive in modo diverso la sua sessualità», spiega al momento di srotolare lo striscione contro gli abusi sui minori appeso alla sede del Comune. «Qui si tratta di aiutare una cultura, non di discriminarla - si ribella il verde Carlo Monguzzi - La posizione di De Corato è pura follia. Che cosa centrano i Dico con il patrocinio al cinema gay?».
«Siamo noi la punta di diamante per la difesa dei diritti in questo Paese - replica duro Franco Grillini, leader di Arcigay - Soprattutto qui a Milano dove cè la più grande comunità omosessuale dItalia, ma ci vengono negati anche i patrocini alle iniziative, al punto che abbiamo intenzione di cambiare il nome di Letizia Moratti in Letizia Monatti».
Nel pomeriggio la provocazione, con il corteo del Christopher street day che davanti a Palazzo Marino deposita un cesto di finocchi per il sindaco. «Sappiamo che Letizia è una donna molto impegnata - urla uno speaker al microfono - Che va in giro per il family day, ma perché non si dimentichi di noi le abbiamo portato questo regalo». Polemico anche il neo presidente nazionale dellArcigay. «Solo a Milano il sindaco non sfila con noi - attacca Aurelio Mancuso -. Quelli di tutte le altre città dEuropa partecipano al gay pride, invece la Moratti come il suo predecessore se ne sta a casa sua. Non è il sindaco di tutti i milanesi».
Una scelta che, secondo Mancuso, lamministrazione comunale «pagherà cara perché qui vive e lavora la più grande comunità gay di tutta Italia con più di cento associazioni».
E ricorda che lArcigay si pone «come soggetto sociale autonomo dai partiti alla testa di un movimento di liberazione da un ceto politico che non ha più contatto con la società».
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