Rignano Flaminio - Le sono piovute addosso
critiche pesanti, talvolta
feroci. È stata accusata, più
o meno velatamente, d’esser
stata «superficiale» nella
raccolta delle versioni dei
bambini vittime di presunte
molestie, ovvero di non
averle videoregistrate come
prevede la “carta di Noto”
contro i crimini della pedofilia. C’è addirittura chi
l’ha considerata la “causa” della
clamorosa débâcle degli inquirenti,
sulla base anche dei precisi
appunti mossi in una memoria
dagli avvocati della maestra Del
Meglio e del marito Scancarello
laddove si evidenzia persino una
tendenza a svolgere indagini sul
campo insieme ai carabinieri.
Marcella Fraschetti Battisti, psicologa,
consulente tecnico della
procura di Tivoli, all’inizio non
ne vuol sentir parlare di interviste.
Poi cede. «C’è il segreto
istruttorio, se volete delle risposte
chiedete al mio ufficio stampa
».
Ufficio stampa?
«Sì, quello dell’ordine degli psicologi.
Su questa storia sono state
dette tante cose, anche troppe e
io non voglio alimentare polemiche.
Io non ce l’ho con nessuno
ma a livello di informazione e disinformazione
ho letto cose incredibili
».
Come quella che lei avrebbe sbagliato
tutto.
«Io rispondo solo alla mia coscienza
e comunque rifarei tutto
quello che ho fatto, dall’inizio
alla fine. Mi hanno chiesto di
svolgere determinati accertamenti
e l’ho fatto seguendo un
rigoroso principio scientifico.
Una tecnica seria per un lavoro
molto serio».
I bambini hanno subito abusi?
«L’ho scritto nelle mie relazioni,
sì».
Perché non ha videoregistrato i
colloqui?
«Anche questo l’ho scritto nella
mia nota. Laddove è stato possibile
farlo, l’ho fatto. Quando invece
i bambini si sono opposti, in modo
deciso, categorico, a questa
tecnica, ho preso atto ed ho proceduto
in altro modo. Non spetta
ame fare le indagini che sono state
svolte egregiamente dai carabinieri
e dai magistrati. Mi sorprende
vedere tante critiche, mi
sembrano ingenerose».
Non è vero, nemmeno, che lei si
è improvvisata detective, ha fatto
sopralluoghi, interrogato i genitori...?
«Ma figuriamoci. Dovevo appurare
in profondità lo stress emotivo
dei bambini che presentavano
traumi evidenti. Non è stato facile
“registrare” il disagio di queste
piccole creature, credete. Il
bimbo più piccolo aveva meno di
tre anni».
È stata influenzata dai video girati
dai genitori di Rignano? E
perché ha avallato un simile modo
di fare?
«Io non ho avallato nulla, ho stilato
le mie perizie per la procura
di Tivoli basandomi
essenzialmente
sul frutto del lavoro
prodotto dalla sottoscritta
“intervistando”
i bambini della
scuola materna Olga
Rovere. Quanto
all’opportunità o
meno di procedere
a video girati in casa,
non mi pronuncio.
Ripeto: nella mia relazione
di questi video non si parla, non
ne ho tenuto conto anche se sui
giornali ho letto il contrario».
Cosa risponde agli avvocati che
parlano di «inadeguatezza» del
suo piano metodologico, culturale
e operativo ironizzando sulla
«confusione di ruoli» che
avrebbe caratterizzato il suo
operato?
«Gliel’ho detto, non voglio alimentare
polemiche e discussioni.
L’importante è capire davvero
cos’è successo perché sono i
bambini quelli che hanno sofferto
e rischiano di soffrire
ancora. Il mio
unico pensiero va
nella direzione di risolvere
i problemi
dei piccoli ben lungi
dall’alimentare una
caccia alle streghe
».
È rimasta sorpresa
dalla decisione del
tribunale del Riesame
che ha smantellato l’inchiesta
sui pedofili della procura di
Tivoli rimettendo in libertà tutti
gli indagati?
«Rispetto il lavoro di tutti, quindi
anche quello dei giudici del Riesame.
Non le nascondo però che
non appena mi hanno riferito
l’esito della camera di consiglio,
una certa sorpresa l’ho provata
».
Davvero rifarebbe tutto, dottoressa?
«Assolutamente sì. E adesso, se vuole sapere altre cose, passi per l’ufficio stampa dell’ordine degli psicologi. Non le dico più nulla. Arrivederci».
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
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