Roma

Punto Camera, acquisti per pochi intimi

Michela Giachetta

Avvicinare i cittadini, turisti o romani che siano, alla politica. È stato aperto con questo intento, nel marzo dello scorso anno, il «Punto Camera», uno spazioso locale a due piani all’angolo fra via del Corso e via del Parlamento, nel cuore della vita politica, ma anche dello shopping. Voluto dall’allora presidente della Camera, Pierferdinando Casini, il negozio, per raggiungere il suo obiettivo, mette a disposizione, al secondo piano, dieci postazioni internet che consentono di fare ricerche sulle attività presenti e passate delle istituzioni. Ma vende anche oggetti con il logo di Montecitorio. Dai portachiavi al costo di 45 euro ad agende organizer a 70 euro, passando per cartelle porta-pc (140 euro), tappetini per mouse (39 euro) e orologi, per i quali si può spendere fino a 872 euro. Prezzi che scoraggiano anche i pochi che da fuori danno un’occhiata alle sei vetrine del locale.
«Ma chi li compra questi articoli?», commenta Emiliano, romano ma residente all’estero in giro per la città con un’amica. Il sospetto è che non siano in molti. Ma proviamo a entrare e chiedere. L’accoglienza non è delle più invitanti. Siamo costretti, infatti, a passare attraverso un metal detector. «È per ragioni di sicurezza», spiega uno dei responsabili della Fondazione Camera, che si occupa della gestione del locale. Una volta superato il controllo, accediamo all’ampia sala con pavimenti in marmo e arredi in noce e alluminio. In bella mostra, sulle pareti, il dipinto murale del pittore futurista Gino Severini, trovato nei sotterranei durante i lavori di ristrutturazione. Al centro, invece, si trovano due espositori con i prodotti più economici: quaderni a 13 euro, confezioni di biglietti d’auguri a 12, mini-penne ed evidenziatori a 10, post-it a 5. Rivolgiamo al responsabile della Fondazione la stessa domanda fatta dal ragazzo incontrato fuori dal negozio. «Ma chi sono i potenziali acquirenti di questi oggetti?». «Dipendenti della Camera, che hanno uno sconto del 10 per cento, ma anche tanti turisti, italiani e stranieri», è la risposta.
I dati ufficiali forniti dalla Fondazione rivelano che i visitatori, dall’apertura ad oggi, sono stati 20mila: circa 1200 al mese (più o meno lo stesso numero di persone che entra in un giorno al Roma store che si trova poco più avanti, in piazza Colonna). Eppure nell’ora che abbiamo trascorso all’interno del locale a entrare sono stati solamente in due. Clienti poco convinti, almeno a giudicare dalle apparenze: una rapida occhiata ai prezzi e poi di nuovo fuori, senza nemmeno fare un salto al piano superiore dove ci sono le postazioni internet.
Per quanto riguarda il fatturato, l’incasso medio, sempre secondo i dati forniti dal responsabile della Fondazione, si aggira intorno ai 25mila euro mensili. Da cui, presumibilmente, bisogna detrarre lo stipendio degli assistenti parlamentari, (due o tre ogni giorno), che seduti dietro un bancone forniscono informazioni ai clienti, e quello dei dipendenti della società «Qualità italiana», che gestisce la parte commerciale del negozio e ha diritto, secondo contratto, al 16 per cento degli introiti. Senza dimenticare il costo dei due consiglieri bibliotecari che aiutano i cittadini nelle ricerche. Al netto, sembra non restare molto. Sicuramente meno di quello che incassa il Roma store vendendo magliette di Totti e materiale ufficiale dei giallorossi. Ma, si sa, avvicinare i cittadini alla politica è impresa ardua, anche nella capitale.

Anzi, almeno in questo caso soprattutto nella capitale, che pure delle istituzioni è il simbolo.

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