La qualità muore a "Bassa risoluzione"

La qualità muore a "Bassa risoluzione"

È un libro che ci spiega ciò che sta succedendo con un punto di vista originale e interessante. Si chiama Bassa risoluzione (Einaudi) ed è scritto, bene, da Massimo Mantellini, uno dei pochi che conosce la rete e il digitale, non tanto perché lo insegna, ma perché lo frequenta. Tutti sanno come «internet abbia radicalmente modificato il nostro approccio con la profondità, con le informazioni, le relazioni sociali e la cultura». Più interessante capire perché dai vinili ai cd, agli mp3 allo streaming, la nostra idea di tecnologia sia a bassa risoluzione. In fondo, ricorda Mantellini, quando si passò ai cd si disse che si perdeva il corpo vivo della musica che davano i vinili. E quando si adottarono gli mp3, i più vecchi ricordano la polemica sul fatto che non fosse possibile comprimere e tagliare frequenze al Requiem di Mozart, ma anche a Sultan of Swings dei Dire Straits. Ma oggi, scrive Mantellini utilizzando la cameretta di sua figlia, i giovani ascoltano la musica facendo andare i video di youtube su casse cinesi da 8 euro. Tutto più disponibile, più economico e a bassa risoluzione. Come le foto dei nostri selfie, piccole tessere di un mosaico senza qualità, che raccontano la nuova realtà con i tipi della tecnologia. E così l'informazione.

A questo proposito è evidente come la direttiva sulla privacy, che attribuisce un prezzo agli assaggi (che poi diventano pasto completo) di informazione che si hanno con i link alle notizie, sia in linea con la nuova dimensione economica dell'informazione. In fondo cos'è la modalità «copia-incolla» con cui si formano le nuove generazioni a scuola, se non una nuova declinazione della bassa qualità musicale o fotografica? Un artificio tecnologico, per rendere tutto più facile e semplice per tutti? «Per molto tempo - scrive Mantellini - abbiamo immaginato la tecnologia in una relazione lineare con la qualità della nostra vita. All'aumentare dell'una cresceva l'altra. È evidente che non è così, bastano piccoli segnali per accorgersene». Quelli appena citati. Ecco perché Mantellini alla fine parla di «una generazione a bassa risoluzione». Persino le nostre norme prevedono la liceità dello scopiazzamento solo a patto che la risoluzione della foto sia bassa. Come se un'alta risoluzione interessasse a nessuno. Dice il Nostro: inutile contestare, è la situazione in cui siamo. L'unico dubbio che resta a chi scrive riguarda la bassa risoluzione, paradosso dei paradossi, della foto scattata da Mantellini. Ci racconta tutto. Ma dalla sua grana sfocata forse non si coglie un aspetto che ha sempre contraddistinto le rivoluzioni. Sia quelle che riguardano l'organizzazione della società, sia quelle politiche. Nelle fasi in cui esse distruggono gli assetti esistenti, si coglie poco la loro essenza.

La bassa risoluzione distrugge l'alta fedeltà, solo perché ha spostato il campo. La qualità si sposta dall'ascolto delle note alla capacità di descriverle in modo contemporaneo. Insomma, come lo stesso Mantellini dice, il futuro è già qui, è solo distribuito male.

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