Si chiama performance team il plotoncino di addetti ai rilevamenti numerici sulle barche. È composto da una decina di persone tra tecnici del software, quelli dell'hardware e i velisti, quattro. Sono i navigatori Matteo Plazzi e Michele Ivaldi, il guru Tom Schnackenberg e il grinder randa Gilberto Nobili che risponde alle nostre domande. Nato nel 74 a Castelnuovo Monti, esperto di informatica con un passato di sciatore, mezzofondista e canoista, oltre a navigare su Luna Rossa lo fa con le Star come prodiere di Francesco Bruni, uno dei migliori talenti azzurri, anche lui parte dell'equipaggio di Luna Rossa. Come altri componenti dell'equipaggio ha un doppio ruolo, in barca è velista e a terra tecnico, perché è il sistema migliore per comprendere bene il funzionamento delle cose.
Qual è il vostro ruolo?
«Il nostro compito è fondamentale perché riusciamo a dare un ritorno numerico delle prestazioni delle barche. Quando i progettisti decidono di provare qualcosa, a parte le reazioni del timoniere, è fondamentale comprendere anche in termini concreti quali sono i vantaggi. Nella barca a vela questa indagine è tutta in funzione del confronto con un'altra barca, purtroppo non esiste un circuito su cui provare».
Come raccogliete i dati e poi li valutate?
«I dati raccolti a bordo sono trasmessi con un sistema wireless. Per alcune misure usiamo le vecchie trasmissioni radio, per altri il moderno wifi che riesce a coprire le distanze utili, tra le barche in mare. Durante la giornata la pilotina fa da centro stella e raccoglie i dati che provengono dalle barche a vela in navigazione e dai gommoni meteo sul campo. Sono i due navigatori sulle barche e il team di tecnici sulla pilotina a fare l'analisi dei numeri che rileviamo cercando gli eventi significativi, i numeri utili».
Che strumenti usate?
«Tutta l'elettronica è realizzata in casa. Non c'è quasi nulla che si può comprare in negozio. Utilizziamo elementi industriali modificati che rendiamo impermeabili all'acqua e resistenti alle vibrazioni che a bordo non sono poche».
Come fate ad arrivare alla lettura dell'evento in modo significativo, i dati rilevati in mare non sono troppo confusi?
«L'analisi di performance che facciamo noi è in effetti particolare. Il problema è che entra molto in gioco l'esperienza di chi è in barca o in mare nel momento del rilevamento. Bisogna avere una buona esperienza di informatica, ma soprattutto una enorme esperienza di barca a vela. Sta a loro interpretare il risultato, considerando i salti di direzione e intensità del vento, le onde, altri agenti esterni. Il risultato numerico in se è poco significativo se non c'è un esperto che lo comprende e interpreta».
Fino a quale dettaglio riuscite a scendere?
«Utilizzando più rilevatori Gps sulla stessa barca, riusciamo a rilevare delle variazioni di posizione inferiori al metro. Il nostro modo per misurare le differenze di prestazioni è valutando il vantaggio in metri per minuto e dunque riusciamo ad apprezzare variazioni piuttosto piccole».
Quanto è il progresso di velocità medio di una barca da una Coppa all'altra?
«Di solito una barca nuova appena messa in acqua guadagna cinque metri al minuto su una della vecchia generazione. Il vantaggio cresce nel corso della sua evoluzione e delle regate perché si può anche dire che dal varo alla fine la barca non è più la stessa. La barca è un oggetto in continuo cambiamento».
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