Quando in guerra si rideva con i «Giornali di trincea»

Quando in guerra si rideva  con i «Giornali di trincea»

di Ferruccio Repetti

Si riusciva anche a sorridere, sì, mentre tutt’intorno alla trincea fischiavano i proiettili dei mortai, sibilavano le pallottole dei fucili, e, soprattutto, mentre tutt’intorno cadevano amici e nemici, commilitoni e avversari, in quella che ormai pareva solo un’impari lotta per la sopravvivenza. Eppure, si riusciva anche a sorridere, davanti a quelle pagine ricche di caricature, dense di satira feroce, a volta sarcastica, e puntuale nel colpire vizi e difetti dei potenti in divisa e in borghese. Era così la «stampa di trincea», e sapeva assolvere a un ruolo fondamentale, nel corso del Primo Conflitto Mondiale, come ha ricordato il presidente della Provincia di Savona, Angelo Vaccarezza, nel presentare la mostra «Trincee 1915/1918 - Propaganda e contro propaganda. Giornali di trincea della Prima Guerra Mondiale». L’esposizione, promossa in collaborazione con il Comune di Ortovero e curata da Francesco Maggi, si è svolta di recente con favorevole riscontro di pubblico nel comune del Savonese che ha voluto celebrare in qualche modo un panorama editoriale datato, ma particolarmente ricco di creatività, fervore e passione.
Ne ha sottolineato puntualmente le caratteristiche e i contenuti, fra gli altri, il sindaco di Ortovero, anche nella prefazione del catalogo di accompagnamento alla mostra: «La disfatta di Caporetto dell’ottobre 1917 - scrive Mariagrazia Timo - fa sì che, sul fronte italiano, non solo si debba riorganizzare il Regio Esercito, ma anche contrastare spinte pacifiste, motivare i soldati al combattimento e coinvolgere la popolazione civile che viveva il conflitto in maniera sempre più distaccata. È in tale contesto - aggiunge opportunamente il sindaco di Ortovero - che, a materiale di propaganda minore quale cartoline, manifesti e fogli sparsi, si affianca la produzione di Giornali di trincea, nati essenzialmente per risollevare gli animi die combattenti». Tanto più importanti, allora, in quelle pagine, le immagini e le vignette, quanto più scarsa era la familiarità delle truppe con il testo scritto. Ne guadagnava l’immediatezza dell’accessibilità, che ne fa «ancora oggi una lettura piacevolissima».

La prova provata è proprio nelle tavole della mostra che riproducono uno spaccato del panorama editoriale ampio e variegato dei Giornali di trincea: da «La Tradotta» forse «il più noto, il più diffuso e il più letto - come rimarca Maggi - al fronte e nel Paese», a «La Ghirba», dal «San Marco», trimestrale dell’VIII Corpo d’Armata, a «Il Razzo», da «L’Astico» al «Sempre Avanti»... Fra ricordi e nostalgia, con rispetto e considerazione: per chi ha scritto e disegnato, e per chi ha combattuto e si è spento oltre la trincea, con quelle pagine nel cuore.

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