I musulmani dItalia amano la rete. E non stupisce. Perché se i non oltranzisti, che si spera sempre siano i più, si rifiutano di considerare lItalia dar al harb (letteralmente la «casa della guerra» ossia tutta quella parte di mondo che non è dar al Islam) quasi tutti portano avanti, comunque, quella forte attitudine a convertire che è alla base della loro religione. Una tendenza a cui si somma la volontà, tipica di chi è minoranza, di formare una filiera, di trovare collegamenti e punti di riferimento. Il risultato è un pullulare di siti, di portali, tanto che sarebbe difficile anche solo censirli. Nella loro varietà rispecchiano una moltitudine di attitudini. E non si tratta di semplici sfumature, piuttosto di dati culturali che incidono molto sulla possibilità di convivenza e di integrazione.
Per rendersene conto basta un piccolo excursus partendo dallultima stella della galassia che orbita attorno alla Mezza luna virtuale: Minareti.it. È un portale appena nato, a gestirlo sono otto giovani di cui due non musulmani, è ecumenico e dialogante come uno dei suoi fondatori, lintellettuale Khalid Chaouki. Così, sin dalla prima pagina ci si accorge di navigare in uno spazio che fa dellapertura culturale un vanto: ci sono le vignette sullHijab (il velo), rappresentato anche nella sua versione sexy, grande spazio allintellighenzia islamica mondiale, dal discutibile Tariq Ramadan a Liana Badr (palestinese molto attenta alla condizione della donna), attenzione allo spettacolo Axis of Evil messo in scena da tre comici americani, ma mediorientali dorigine, che si burlano sia dei terroristi, sia dei pregiudizi sugli arabi nati dopo lUndici settembre. Tutto bello, però a giudicare dal numero dei contatti e dei commenti sembra non essere il sito più frequentato dagli islamici italiani. Chissà, magari crescerà...
Molto diverso è www.Shia-islam.org, un sito dedicato agli sciti presenti in Italia, una minoranza nella minoranza. Sobrietà dantan nella grafica, una tematizzazione religiosa molto più marcata, richiami al Corano sulle più diverse materie (richiami per la verità scelti con pacificante oculatezza). Inevitabile però un riferimento alla Ashura, la festa scita in cui si commemora il «martirio» dellImam Ussayn perpetrato dai musulmani sunniti che secondo lAssociazione Ahl-al-Bait avrebbero «a soli cinquantanni dalla morte del Profeta cercato di sovvertire il messaggio originale dellislam». Opinioni più che lecite, ma che rischiano di portarci in casa il conflitto tra sciti e sunniti (avete presente lIrak?). Se invece si finisce su Islamitalia.it ci si imbatte in un fossile della rete con il solito sfondo geometrico che ricorda il pavimento di un Hammam. Vi galleggiano vecchi comunicati dellUcoii scritti solo in arabo e lunghe disquisizioni sul fatto se laceto sia vietato oppure no e, se sì, in che termini. Inciampando in Arab.it vi trovate in un sito con grafica aberrante, migliorata solo da alcune sure (larabo ha una bella grafia), che se discute di integrazione dedica ben più spazio a prendersela con presunti razzismi.
Ache peggio Islam-online.it.
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