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Quante facce note in pellegrinaggio da Pisapia

Giuliano Pisapia e il vento arancione a Palazzo Marino cominciano a spazzare le certezze di molti. Che magari avevano previsto una vittoria di Letizia Moratti e oggi sono costretti a «riposizionarsi». Perché lo tsunami della sinistra dopo aver travolto gli scranni del consiglio comunale, ora proseguirà con le nomine di vicesindaco e assessori. E poi consulenti, presidenti e consiglieri di società controllate, partecipate, enti, fondazioni. Per non parlare del piano di governo del territorio che rischia di essere stravolto. In città c’è preoccupazione perché va bene la politica, ma business is business. Gli affari sono affari, soprattutto quando si tratta di poltrona e portafoglio. Ecco allora la mail a Pisapia del presidente e amministratore delegato di Atm Elio Catania, l’intervista a Repubblica del costruttore Manfredi Catella, le manovre intorno a Manfredi Palmeri, ex Fi e Pdl, oggi «futurista» finiano, per convincerlo a sedere nuovamente sullo scranno di presidente del consiglio comunale.
Intanto Stefano Boeri, in odore di assessorato, lancia i suoi strali contro la cultura milanese «soffocata dalla padania, quando invece Milano della cultura è stata capitale del mondo.

Su questo interverremo subito, perché è stata una grande umiliazione». Parole a dir poco sorprendenti se si pensa che l’architetto ha ridisegnato in questi anni il volto della città, da Expo e dal suo orto botanico per finire con i progetti all’Isola per l’Hines di Manfredi Catella.

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