Il generale: "Voglio vannaccizzare il partito. Io premier? Non rifiuto le responsabilità..."

L’eurodeputato del Carroccio attacca ancora Macron: "Sta prendendo schiaffi sia da Trump che da Brigitte"

Il generale: "Voglio vannaccizzare il partito. Io premier? Non rifiuto le responsabilità..."
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Alla presenza di tutto lo stato maggiore della Lega Toscana, il vicesegretario leghista Roberto Vannacci è accolto da una folla di amministratori locali e sostenitori. Segno che l’ex generale ha un suo numeroso e partecipe popolo.
E il direttore del Giornale Alessandro Sallusti apre l’incontro con un tema a lui particolarmente caro: le spese militari. «Le nostre forze armate», spiega in modo netto e chiaro, «provengono da un trentennio di abbandono, di riduzione dei budget della difesa, siamo addirittura arrivati a meno dell’1% del Pil come investimenti. E la colpa è dell’Occidente che pensava che la guerra fosse una cosa di altri». Sallusti, non convinto, lo incalza facendo presente che la Lega a Strasburgo ha però votato contro il riarmo europeo. «Non è così», replica Vannacci, «la Lega ha votato contro il ReArm Europe perché non è una manovra per rendere più moderne le nostre forze armate ma un sotterfugio per far ripartire l’economia tedesca, e in parte francese».

È proprio sul tema economico, un punto nevralgico e sensibile soprattutto per l’imprenditoria leghista del Nord, che il direttore incalza ancora: «Qual è il suo giudizio su Trump e cosa pensa dei dazi?». L’ex generale si mostra entusiasta sul presidente Usa: «Un patriota che fa quello che dovrebbero fare tutti i politici: servire il proprio popolo». Mentre è più cauto sui dazi: «Non possono essere né positivi né negativi. Possono servire a lottare contro la globalizzazione quale una delle maggiori cause esterne di perdita di competitività e produttività dell’Europa... favorendo i paesi, diciamo, del Brics».

Quindi parte all’attacco di Ursula von der Leyen: «Noi siamo in crisi non grazie a Trump ma alle politiche di Ursula!». Sallusti chiede quindi un parere sui principali leader mondiali. «Tra Putin e Zelensky scelgo Putin», risponde Vannacci impassibile, «sottoscrivo Putin. Da quando è al governo ha quadruplicato il Pil. I russi lo sostengono. Non si può dire la stessa cosa del leader ucraino. Tra una persona che da vent’anni ha dimostrato una capacità di migliorare un paese perduto e una persona che non ha dato prova di affidabilità preferisco il primo». «Ma in Russia», lo interrompe il direttore, «non c’è la libertà politica». «Bisogna vedere come vengono calcolati questi indicatori sulla libertà», ribatte l’intervistato, precisando di averci abitato e di avere «una impressione diversa».

Se il presidente Giorgia Meloni è definita «una figura di spicco nell’ambito delle relazioni internazionali», capace secondo il suo ragionamento, «di trattare con Ursula per fare gli interessi del proprio paese», altrettanto non può dire di Macron: «A Macron piacciono le “cinquine”.
Una l’ha presa qualche tempo fa da Brigitte e poi ora da Trump sulla Palestina. È al minimo della popolarità in Francia...».

Alla fine, dato anche che i temi dell’incontro sono molteplici e internazionali, Sallusti, chiede se abbia aspirazioni politiche ben più «impegnative»: fondare un partito e candidarsi per la premiership nel centro-destra.


Nel primo caso Vannacci chiude a qualsiasi ipotesi di partito personale: «Rimarrò nella Lega, perché ritengo sia la cosa giusta da fare; anzi, la vannaccizzerò»; nel secondo caso è più sibillino e lascia aperta ogni strada: «Dipende dal popolo... Da loro (alludendo alla folla) in generale non rifiuto mai le responsabilità».

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