Quanti «piccoli eroi» per il grande schermo

Baby soldato e bimbi sieropositivi, orfani delle favelas e ragazzini rifiutati, gitani e scugnizzi. Questo weekend il cinema stringe l’obiettivo sui bambini invisibili mettendo in primo piano il problema della questione infantile. L’innocenza negata a milioni di creature conquista un rettangolo di visibilità sullo schermo grazie a due titoli di grande energia: La guerra di Mario di Antonio Capuano - storia di un affido difficile - e All the invisible children, pellicola a episodi pro Unicef diretta da una corale di registi di fama internazionale: Emir Kusturica, Spike Lee, Katia Lund, Jordan e Ridley Scott, John Woo, Stefano Veneruso, e Medhi Charef.
A dieci anni di distanza da Pianese Nunzio 14 anni a maggio, Capuano propone un’altra storia d’infanzia tribolata sostenuta dallo sguardo ribelle di Mario (l’esordiente Marco Grieco), scugnizzo refrattario alle coccole affidato dal Tribunale dei minori a una coppia borghese. Le difficoltà d’inserimento del ragazzino accese dai suoi comportamenti antisociali provocheranno una frattura tra marito e moglie: l’unica in grado di stabilire un contatto con Mario, infatti, è Giulia (un’intensa Valeria Golino, sul set con Andrea Renzi e Anita Caprioli) che seguendo le ragioni del cuore, ma soprattutto l’istinto, prova a forzare le chiusure del bimbo adottando metodi discutibili (Eden, Intrastevere, Quattro Fontane, Tibur, Warner de’ Medici, Ugc Ciné Cité).
Una love story con sfumature da thriller politico. C’è di tutto nella pellicola di Fernando Meirelles The costant gardener - La cospirazione con Ralph Fiennes e Rachel Weisz. Tratto dal bestseller di John Le Carré, il film si sviluppa intorno al brutale omicidio di Tessa Quale, attivista nel Nord del Kenya sposata a un mite diplomatico e contraria alla sperimentazione farmaceutica selvaggia. La polizia vorrebbe archiviare l’omicidio della donna come delitto passionale, ma il marito di Tessa punta su un’altra direzione: ipotesi di complotto (in 14 sale e in originale al Metropolitan).
Misteri matematici, prove da confutare, quaderni zeppi di formule, e relazioni familiari ostiche. Con Proof - La prova diretto dal premio Oscar John Madden, Hollywood prova a declinare al femminile il plot di A beautiful mind mettendo al centro dell’enigma una brillante universitaria, Catherine (Gwyneth Paltrow). Dopo aver amorevolmente assistito il padre (sir Anthony Hopkins), geniale matematico affetto da demenza senile, alla morte dello scienziato la studentessa si trova sola a risolvere uno scottante problema: quanto genio e quanta follia convivono nel suo dna? Nel cast anche Hope Davis e Jake Gyllenhaal (in undici sale).
Felicità e tiro con l’arco, funerali in vita e sfasci familiari. Centro perfetto per Nicolas Cage - alias David Spritz, vulnerabile addetto alle previsioni meteo in una tivù di Chicago, separato dalla moglie e bersagliato dal lancio di junk food da parte di automobilisti cafoni.

Insieme con Michael Caine, superbo nel ruolo del padre-patriarca minato dal cancro, l’attore è una delle sorprese che spuntano dal cilindro di The Wheater Man - dirige Gore Verbinski -, commedia dolceamara sul senso della vita.

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