Ora qualcuno dovrà almeno avere il coraggio di chiedere scusa. Fabrizio Quattrocchi è un eroe e non un mercenario anche per la magistratura. Il pm Framcesca Nanni che aveva aperto uninchiesta sul reclutamento dei bodyguard per lIrak ha confermato la notizia diffusa dal Corriere della Sera secondo cui si andrebbe verso larchiviazione dellindagine, perché è stato accertato che Quattrocchi e i suoi colleghi rapiti dai talebani erano semplici guardie del corpo che lavoravano correttamente e non merceneri in guerra. Gli insulti e le infamie di cui era stato ricoperto il genovese poi ucciso dai rapitori mentre pronunciava le parole: «Vi faccio vedere come muore un italiano» avevano tra laltro impedito che il Comune gli dedicasse una pubblica via. Ora è Gianni Plinio, consigliere regionale del Pdl, a chiedere che seppure tardivamente si restituisca lonore dovuto a Quattrocchi non fosse altro che per scusarsi del trattamento riservato dalla città a un suo eroe decorato con medaglia doro alla memoria.
E mentre Graziella Quattrocchi, sorella del bodyguard, accoglie la notizia con la stessa serenità con la quale aveva riposto fiducia nella magistratura allinizio dellinchiesta, emerge un nuovo, inquietante dettaglio sul rapimento e luccisione di Fabrizio. Il 10 aprile 2004, due giorni prima del fatto (e cè un rapporto della Digos a testimoniarlo) un agente dei servizi del Sisde aveva telefonato in questura a Genova per chiedere di Fabrizio Quattrocchi e Luigi Valle (suo compagno di incarico) a proposito del loro avvenuto rapimento allinterno di un gruppo di quattro italiani. Valle in realtà era appena rientrato a Genova, ma Quattrocchi sarebbe stato davvero sequestrato due giorni dopo insieme ad altri tre colleghi italiani.
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