nostro inviato a Catanzaro
Cè una Delta di troppo nelle indagini su Romano Prodi. Oltre alla Spa finita nel vortice giudiziario per aver fornito le schede telefoniche a Prodi e Scarpellini, spunta un'altra società omonima, la Delta Group, finanziaria su cui si starebbe concentrando l'attenzione degli inquirenti per gli interessi che la stessa avrebbe a San Marino e per la presenza, tra i soci, di un importante imprenditore originario di Bologna.
Quanto alla prima Delta, la Spa specializzata in telecomunicazioni e cablaggio (recentemente acquisita dalla famiglia del sottosegretario Micheli attraverso la società «Italgo») si è appurato che nel 2004 ha svolto una serie di lavori, tutti fatturati, per l'informatizzazione della cosiddetta «Fabbrica di Bologna», il laboratorio dell'Ulivo, e successivamente per gli uffici romani in piazza Santi Apostoli. Centocinquantamila euro di spesa in totale. Dall'ex management della Delta si fornisce questa versione dei fatti: «All'epoca lavoravamo a tempo pieno con loro su Bologna e Roma. A un certo punto il professor Prodi e il suo staff ci chiedono la cortesia di poter avere, in tempi rapidissimi, delle schede per telefoni cellulari. Ci spiegano però che non avendo la partita Iva difatto non possono intestarsele». Vennero così prese quattro schede, confermano gli ex di Delta. «Una venne data personalmente al signor Romano Prodi, che la utilizzò personalmente. Un'altra alla signora Daniela Flamini, che è la sua segretaria personale, una terza a Ricky Levi (attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ndr) una quarta ad un collaboratore, un certo Maurizio D'Amore. Tutto documentato».
A un certo punto, allorché lo staff del futuro premier fa presente che la partita Iva è pronta, Delta contatta Wind per chiedere la volturazione del contratto e la nuova intestazione ai Democratici per l'Ulivo.
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