«Quel decreto va ripensato radicalmente»

De Albertis: altrimenti il nostro settore rischia di non sopravvivere

Gian Maria De Francesco

da Roma

Le norme fiscali sul settore immobiliare contenute nella manovrina «devono essere ripensate radicalmente perché, oltre ad essere onerose e inapplicabili, esse hanno l’inaccettabile caratteristica di colpire esclusivamente il settore che più contribuisce al sostegno all’economia e all’occupazione».
Il presidente dell’Ance, Claudio De Albertis, nella sua ultima assemblea da leader degli imprenditori edili italiani, ha lanciato un allarme-stangata, rivolgendosi direttamente al governo. «Voglio ricordare - ha aggiunto - che gli oneri saranno elevatissimi fino al punto di alterare drammaticamente i già deboli equilibri finanziari e metterne a rischio la sopravvivenza». Una chiara denuncia a difesa di una categoria alla quale «lo stesso Dpef non fa nessun riferimento esplicito».
De Albertis ha tuttavia preso atto dei correttivi che si vogliono apportare al decreto legge, soprattutto in materia di restituzione retroattiva delle detrazioni Iva per le società immobiliari. «Non saremmo per nulla soddisfatti - ha tuttavia sottolineato - se queste correzioni riguardassero i grandi interessi della finanza e della proprietà e non quelli della produzione. Di qui un invito al viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco, affinché Ance sia consultata «prima di prendere ogni decisione». Un ultimo appello il leader dell’imprenditoria edile lo ha infine rivolto a Prodi & C. affinché la legge obiettivo «sia migliorata ma non stravolta» e affinché nella Finanziaria 2007 «il governo provveda a un significativo incremento degli stanziamenti» per le opere pubbliche, considerato che nel 2005 e nel 2006 il mercato degli appalti ha registrato una flessione.
Ai costruttori, in nome del governo, ha risposto direttamente il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, senza però entrare nel merito della questione fiscale. «L’Ance è il traino dell’economia e anche i sindacati mi hanno detto che le infrastrutture sono esse stesse la ripresa e vanno sostenute». Insomma, riconoscendo al comparto edile una funzione decisiva per lo sviluppo economico, il ministro ha cercato di dissipare le perplessità che ancora affliggono gli industriali. Il ministro per gli Affari regionali, Linda Lanzillotta, ha invece riconosciuto che «non era stato valutato fino in fondo l’impatto che la manovra avrebbe avuto sull’intero settore immobiliare». Una mezza ammissione di colpevolezza per un provvedimento che, secondo Nomisma (l’istituto di ricerca fondato dal premier, ndr), peserà per oltre 30 miliardi di euro, determinando un «carico insostenibile» per tutte le imprese immobiliari ed edili.
Anche per questo motivo il ministro Di Pietro, dinanzi allo sguardo severo dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi presente in sala, ha voluto rassicurare la platea. «Il precedente governo si è impegnato molto per le infrastrutture. Le grandi opere - ha detto - non sono né di destra né di sinistra e noi non vogliamo fare un nuovo sistema infrastrutturale, ma rispettare tutti i contratti». E con un gesto teatrale il leader dell’Italia dei Valori ha annunciato che nel Cipe in agenda oggi sarà approvato con una settimana di anticipo l’allegato al Dpef con le priorità infrastrutturali da realizzare. Successivamente partirà il confronto con le Regioni in modo da avere «entro novembre un piano finanziario fattibile».
Il senatore Luigi Grillo, capogruppo di Forza Italia in commissione Lavori pubblici, ha contestato le dichiarazioni del ministro. «Sorprende l’incultura finanziaria di Di Pietro.

Evidentemente non ha ancora compreso che molte opere pubbliche si possono realizzare con capitale privato», ha affermato, sottolineando che il vero problema non sono le risorse ma la «volontà politica» di realizzare le infrastrutture.

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