Ogni volta che uniniziativa editoriale sceglie come oggetto la figura per molti aspetti leggendaria di Vladimir S. Solovëv - il filosofo che più di chiunque altro influì sullopera di Dostoevskij - il lettore italiano ha la possibilità di farsi unidea fisica, direi carnale, di cosa sia la Storia.
Non esiste infatti un filosofo così radicalmente, quasi provocatoriamente, lontano dalla nostra mentalità; eppure, al tempo stesso, pochi filosofi hanno toccato con tanta forza i fondamenti della civiltà che ci ha generati.
Un esempio molto chiaro ci viene dal bel libretto intitolato Sulla bellezza (a cura di A. Dell'Asta, Edilibri, pagg. 125, euro 13), che raccoglie, introdotti da un eccellente saggio del curatore, tre scritti del tellurico genio moscovita, il primo dedicato alla bellezza nella natura, gli altri due alla bellezza nellarte e nella poesia. Torna sempre alla memoria la frase di Dostoevskij, «La bellezza salverà il mondo», una frase tanto bella quanto incomprensibile a chi non voglia compiere la fatica preliminare di rinunciare alle proprie usuali categorie. Il nostro mondo fa un uso spropositato della parola «bellezza» (pensiamo allimportanza del tutto fuori luogo attribuita in questi gioni allelezione di miss Italia) eppure si ha la sensazione che mai come oggi lidea del bello sia stata lontana da noi.
Unidea di ragione ordinatrice, sistematrice, misuratrice della realtà, in che modo potrà riconoscere la bellezza (a meno che non la attribuisca solo a se stessa) dentro la trama della realtà? La bellezza è la scoperta di un ordine oggettivo di relazioni esistenti tra gli oggetti, tra le parti stesse di un oggetto e tra queste parti e loggetto preso nella sua totalità.
Uno scrittore che si cimenta con un romanzo ha il problema di far parlare le cose, di non sovrapporre la propria voce a quella delle cose che racconta, perché sa che lordine autentico è quello che si stabilisce tra le cose, non quello che lui vorrebbe imporgli.
Accettare di essere salvati dalla bellezza significa, innanzitutto, accettare di essere salvati - nel senso che noi non ci salviamo senza qualcosa che ci salva.
Ma, come dice una preghiera antica, expertus potest credere. Solo lesperienza attesta l'esattezza di queste parole.
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