Si può vedere la storia in bianco e nero. Un conflitto di civiltà permanente e continuato. Da un lato lIslam bellicoso, che parte da Maometto e arriva a Bin Laden. Dallaltro la civiltà cristiana, che inizia con Gesù e continua con Oriana Fallaci e Marcello Pera. Oppure, se si preferisce, si può guardare la storia in tutte le sue iridescenti sfumature. Pensare a come le guerre di religione più sanguinose, ieri come oggi, siano state quelle che hanno diviso i fratelli nella stessa fede, cattolici e protestanti, sciiti e sunniti. Pensare a come le vicende di Oriente e Occidente si siano tante volte sinuosamente intrecciate, con esiti imprevedibili, e a come il Cristianesimo, oggi identificato con lOccidente, sia in realtà stato a lungo Oriente, lOriente di Bisanzio, che considerava Roma una nemica. «Meglio il turbante del turco della tiara del Papa» era, come si sa, la parola dordine di molti greci ortodossi. Insomma, se proprio si vuole mettere la storia al servizio della cronaca, far derivare dai conflitti di ieri le guerre di oggi, allora è forse meglio guardare le cose nella loro complicata interezza.
Prendete il caso di Manuele II Paleologo, limperatore di Bisanzio la cui frase contro i maomettani, citata da Papa Ratzinger nel suo discorso di Ratisbona, ha tanto fatto infuriare gli islamici integralisti. Manuele era stato alleato del sultano Bayezid I, da cui si era fatto aiutare per riconquistare il trono. Poi cercò sostegno in Occidente contro i turchi, ma con scarso successo, anche perché francesi e inglesi erano impegnati a massacrarsi nella Guerra dei centanni, in cui fu messa al rogo la santa Giovanna DArco. Intanto Manuele doveva vedersela pure con i veneziani, con cui limpero bizantino era indebitato fino al collo. Papa Martino V gli offrì aiuto in cambio dellunione tra le Chiese dOriente e dOccidente. Ma limperatore di Bisanzio non se la sentì di abiurare lortodossia e preferì farsi monaco, morendo nellanno 1425. Non prima, però, di aver ammonito il figlio a non tentare mai lunione tra le Chiese, atto che non avrebbe salvato Bisanzio e che non sarebbe mai stato capito dai suoi sudditi, ferocemente antipapisti.
Alle spalle della vicenda di Manuele II ci sono eventi non meno complicati, accaduti due secoli prima, al tempo della IV Crociata. Siamo nellanno 1204. Spinti dal doge di Venezia Enrico Dandolo, cieco e 85enne, che vuole mettere le mani sullimpero bizantino, i crociati espugnano e devastano Costantinopoli. Un misfatto che pesa ancora sui rapporti tra cattolici e ortodossi, e con cui il Papa dovrà certo fare i conti nella sua prossima visita in Turchia, non solo Paese islamico, ma anche sede del più autorevole Patriarcato ortodosso. Ci sarebbe abbastanza materia, dunque, per ragionare sui conflitti attraverso cui si è forgiata la civiltà cristiana. E riflettere sulle ragioni di quellodio per cui, nellaprile 1182, si scatena a Bisanzio un pogrom contro gli occidentali: preti cattolici massacrati, il cardinale Giovanni, spedito da Roma per trattare la famosa unione tra le chiese, decapitato, e la sua testa legata per spregio alla coda di un cane.
Unonda di violenza popolare a cui risponde nel 1204 la furia dei Crociati, che sul seggio del Patriarca di Costantinopoli fanno sedere una prostituta, per poi spartirsi terre e possedimenti bizantini. Ma Paolo Cesaretti, in Limpero perduto (Mondadori) non cerca facili attualizzazioni. Gli eventi del 1204 sono visti invece attraverso il filtro di una vicenda individuale, attraverso la storia di una donna che è al tempo stesso la storia dei complicati rapporti tra Oriente e Occidente: Agnese, figlia del re di Francia, andata in sposa allerede al trono di Bisanzio, Alessio II. Alessio era figlio di Manuele I Comneno, energico imperatore bizantino. Un uomo che guarda con simpatia allOccidente, che ama le mode occidentali, come i tornei di cavalleria. Un sovrano noto per la sua esuberanza sessuale, che «montava molte femmine», come ebbe a scrivere lo storico Niceta Coniate. Insomma, una figura che, con il suo dinamico individualismo, dimostra, come nota Cesaretti, quanto sia vacuo lo stereotipo che irrigidisce sempre luomo bizantino «in una fissa bidimensionalità da icona». No, Bisanzio era un mondo in movimento, un mondo percorso da tensioni continue.
Ed è in questo mondo che arriva, ancora bambina, Agnes, figlia di Luigi VII re di Francia, docile strumento della politica dinastica del padre. Manuele Comneno ne ottiene la mano per il figlio, strappandola allultimo momento alla corte del suo grande nemico, il Barbarossa, a cui pareva destinata. Difficile immaginarsi come possa essere apparsa, agli occhi della regale bambina francese, la splendida Bisanzio cantata come un luogo favoloso anche dal trovatore Peire Vidal, che celebrava in una sua poesia «i mille cammelli carichi doro dellimpero di Manuele». Di certo Agnes, subito ribattezzata Anna, non ebbe vita facile. Nel 1183 Alessio II viene ucciso dallo zio Andronico, che si proclama imperatore e si prende come sposa Anna-Agnes. Gli storici bizantini narrano con orrore il connubio tra lormai 65enne usurpatore e la dodicenne principessa francese: «Non si vergognava, quel vecchione, di giacersi incestuosamente con la moglie del nipote, dalle rosse guance, tenera, di abbracciare, lui maturo, una fanciulla acerba, una ragazzina dai seni diritti, lui aggrinzito e cadente, una giovane dalle dita di rosa e stillante rugiada damore», scrive ancora Niceta Coniate. Andronico verrà a sua volta spodestato, torturato e ucciso. Di Agnes-Anna sembrano perdersi le tracce.
Nel 1203 i crociati francesi la ritrovano e le rendono omaggio. Ma lei li accoglie malamente.
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