Quella tra ignoranza e stupidità è proprio una gran bella gara

Caro Dr. Granzotto, nella lettera dell’on. Sgarbi in risposta a Celentano, verso la fine della stessa l’onorevole in questione afferma: «Anche l’ignoranza ha confini...». A sua volta, Albert Einstein ebbe a dire (o comunque gli si attribuisce la sentenza) che «l’universo può avere una fine, ciò che non ha fine è l’ignoranza umana». Anche Il Giornale, qualche tempo fa, ha dedicato metà pagina allo scienziato comprendente quanto sopra citato. Ora come la mettiamo? Chi ha ragione dei due? Io propendo per il secondo e lei cosa ne pensa? Grazie e cordiali saluti
Venezia

Secondo me, caro Battois, hanno ragione (da vendere) entrambi. Sgarbi ed Einstein. Uniti nel combattere e denunciare l’uno la piaga dell’ignoranza, l’altro il flagello della stupidità. Ignoranza che si presenta in un duplice aspetto: l’ignoranza impotente e quella attiva. L’ignoranza di questo secondo tipo è quella che più rispecchia il celentanismo, scuola i cui discepoli ritengono essenziale esprimere il proprio pensiero in ogni occasione, senza neanche chiedersi se abbiano realmente un pensiero da esprimere. L’ignoranza impotente è invece quella consapevole e silente. È l’ignoranza dell’ignorante che si attiene al canone Wittgenstein (Ludwig Wittgenstein, pensatore molto in auge nei salotti, dal pensiero impenetrabile e dalla prosa incomprensibile, eppure autore della limpida massima che segue): «Di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere». Ovvio che quello di cui non si può parlare è ciò che si ignora, radice dell’aggettivo «ignorante». Orbene, cosa ha scritto Vittorio Sgarbi? Ha scritto, rivolgendosi al Molleggiato: «Parlo spesso con ignoranti come te mi capiscono». E questo perché, continua Sgarbi, «anche l’ignoranza, come la cultura, ha confini», nel senso che anche un ignorantone certe cose le può capire e magari assimilare. Insomma, per dirla in altro modo, essendo permeabile l’ignoranza non potrà mai essere sconfinata e Sgarbi, da umanista qual è, non nega all’ignorante di poter qualche volta afferrare che due più due fa quattro.
Altra cosa sosteneva Albert Einstein. Vede, caro Battois, ora non ricordo in che versione la pubblicammo nell’articolo a lui destinato, ma ciò che disse o che si ritiene disse lo scienziato è precisamente: «Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo all’universo ho ancora dei dubbi». Anche la stupidità si presenta sotto due aspetti, quella passiva e quella attiva. Ed è questa seconda che fece esclamare a Jean Paul Cocteau: «Oggi la stupidità si vede, ha diritto di parola. Oggi la stupidità concede interviste. La stupidità pensa!». E suggerì a Ennio Flaiano il fulminante: «Stupidi illuminati da lampi di imbecillità». Nell’una e nell’altra versione, diversamente dall’ignoranza la stupidità non ha confini. Raggiunge vette e abissi inimmaginabili a una mente poco poco non stupida. Ed è ovviamente assai più perniciosa dell’ignoranza: non è detto che un ignorante debba necessariamente essere anche stupido, così come non è detto che uno stupido debba essere necessariamente ignorante. Ci sono degli stupidi con tanto di laurea e sono i peggiori fra gli stupidi, i più micidiali. Prenda... no, meglio non fare nomi, che poi, pur limitandomi a scrivere ciò che pensano tutti, anche qualche suo caro, passo i guai.

Ce l’ho proprio sulla punta della lingua, sa? È un portentoso esemplare di politico certamente acculturato, ma stupido (e naturalmente smargiasso e trombone. Una vera «capra», come direbbe l’amico Sgarbi). Talmente stupido da non essere nemmeno illuminato da qualche lampo di imbecillità. Stupido col botto, insomma.

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