Quella legge che apre ai test sugli animali viola i trattati Ue

Cari Presidenti,
molte notizie, diffuse dai mezzi di informazione e da numerose associazioni, riferiscono della possibilità che il Parlamento europeo consenta, tra qualche giorno di ridurre i limiti oggi esistenti alla sperimentazione sugli animali.
Ricordo che, di recente, proprio le istituzioni europee hanno, lodevolmente deciso di abolire dal 2012, test sugli animali che, nel sentore della cosmetica, provocano inutili sofferenze e le stesse aziende del settore potranno agevolmente sostituire con altre tecniche.
Ma è, soprattutto, un richiamo al vigente trattato di Lisbona cio che, a mio avviso deve indurre a un completo ripensamento sulla materia nel senso, semmai di normative europee - quadro ancor più - e non certo meno - rispettose dei diritti degli animali come esseri senzienti, a non subire sofferenze e crudeltà.
Dopo una lunga elaborazione, che già nel trattato costituzionale di Roma (novembre 2004) aveva trovato un chiaro riferimento, il trattato di Lisbona ha confermato il principio che l’Europa promuove e tutela il diritto degli animali a non subire sofferenze in quanto esseri viventi capaci - come l’uomo - di provare dolore.
L’articolo 13, in particolare, fa obbligo all’Unione e agli Stati Membri di rispettare persino le esigenze del "benessere" degli animali, proprio nella adozione delle politiche europee nei diversi settori economici e scientifici.


L’ipotesi che i1 Parlamento - in mancanza di seri principi e standard oggettivi affidati a istituti indipendenti di ricerca - consenta di "allargare le maglie" della sperimentazione su animali per scopi industriali o di ricerca privata pone, a mio avviso, un dubbio serio di conformità con una norma del trattato che, in Europa e in Italia è stata salutata come una grande conquista di civiltà.
Sottopongo a voi questa riflessione cui il governo italiano e l’opinione pubblica nel nostro Paese sono particolarmente e costantemente attenti.

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