Quelle due Italie divise tra spocchia e depressione

Esiste un Paese che dopo la vittoria sul Ghana (e sottolineo Ghana) si compiace del suo ritrovato amor proprio, si guarda allo specchio e si rivede stupendo, trascinato dalla sua nazionale verso un futuro di nuova gloria e di virile riscatto. I giornali pubblicano euforici i commenti di Blatter, capo supremo del calcio mondiale, che definisce quello dell’Italia «il miglior gioco visto in Germania». Ci consideriamo la nuova Olanda, buttiamo a mare la nostra antica immagine di furbastri contropiedisti e come narcisi ci collochiamo ai vertici dello spettacolo mondiale. Citiamo i dati d’ascolto della televisione tedesca, che documentano come gli stessi teutonici gradiscano la nostra squadra subito dopo quella di casa. Le celebrazioni salgono di tono, ora dopo ora: Pirlo e Zambrotta, a nome degli azzurri, rinnegano il vecchio Trap raccontando che «mai in passato si erano preparate la partite come con Lippi». E i politici? Non parliamo della nostra classe politica. Tutti quanti in fila per metterci la faccia, a partire dalla ministra Melandri vestita in azzurro dall’intimo al foularino, fino ai più improbabili parlamentari di periferia in versione ultrà nazionalisti. È un coro ubriacante di Viva Italia, Orgoglio Italia, Rinascita Italia (Forza Italia, meglio evitare). Al colmo della baraonda patriottica, qualcuno si sente persino in dovere di proporre la celebrazione più alta e più solenne: se andiamo avanti così, toccherà concedere subito l’amnistia ai simpaticoni di Moggiopoli, ancora prima di processarli ed eventualmente condannarli. Non si capisce bene il nesso tra le due cose, ma l’euforia è tanta e nessuno va per il sottile...
Oltre a questo Paese gaudente e spocchioso, per una vittoria sul Ghana (e ribadisco Ghana), esiste un altro Paese che dopo un pareggio con gli Stati Uniti vive in preda alla depressione. Questo Paese preferisce non guardarsi allo specchio, trovandosi piccolo, deforme e smidollato. Per una gomitata rifilata vigliaccamente a un avversario, si riscopre anche un po’ isterico. Il calcio spettacolo, la nuova Olanda, lo snobismo per il cinismo barricadiero? In questo Paese non esiste niente di tutto questo: Cannavaro, il capitano della nazionale, con sguardo fiero proclama prima della sfida con i cechi che «bisogna difendersi, senza inutili vergogne». Siamo nella repubblica del catenaccio, una desolata landa dove nessuno osa nemmeno citare termini come divertimento e bel gioco, cioè i valori guida dell’altro Paese, di cui si parlava all’inizio. E Lippi, il genio che prepara le partite come nessun altro? Qui è un tecnico sfiduciato, inviso ai giocatori, capace solo di dividere la squadra in clan di scontenti. Oltretutto è pure lui demotivato, perché sicuro di trovarsi al capolinea azzurro. E i politici? Valli a capire, i politici: in questo strano Paese, dove tira aria di tempesta, sono tutti rintanati. Comprese le soubrette al seguito. Il calcio? E chi se ne importa del calcio: hanno cose più serie per la testa, i politici...
Esistono queste due Italie.

Sono divise da pochi giorni di differenza, il lasso di tempo che corre tra il Ghana e gli Stati Uniti. Eppure sembrano di due ere geologiche lontane, di due emisferi opposti. Stanno agli antipodi. Ma quando mai si riuscirà a vivere in un’Italia di mezzo?

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