Quale contributo può dare la cultura di destra nella costruzione del nuovo soggetto politico, il Popolo della libertà, uscito vincitore dalle ultime elezioni? È questa la domanda di fondo che animerà l'incontro di oggi pomeriggio, alle 16, al Teatro della Gioventù (via Cesarea), dedicato proprio a «Le radici e il futuro del centrodestra». Organizzato dall'Associazione Opera Prima e da Azione Giovani, l'iniziativa prende le mosse dall'ultimo libro di Mario Bozzi Sentieri, «Dal neofascismo alla nuova destra - Le riviste 1944-1994» (Edizioni Nuove Idee). Partecipano allincontro, oltre allautore, il saggista Piero Vassallo, il consigliere regionale di An Alessio Saso, il commissario per la Liguria di Azione Giovani Alessandro Parino, il dirigente nazionale di Azione Giovani Giacomo Petrella e il giornalista del Giornale Ferruccio Repetti, come coordinatore del dibattito.
Giornalista e scrittore interno alle riflessioni e alle trasformazioni che hanno segnato la più recente storia della destra italiana, Bozzi Sentieri ha costruito, con la sua ricerca, un ampio ed originale affresco dedicato alla pubblicistica di destra, dalle sue origini fino alla svolta di Fiuggi. Da qui, una domanda immediata:
Il richiamo al «neofascismo», inserito nel titolo, appare corretto?
«Sono voluto partire proprio da questo termine per meglio rimarcare l'evoluzione del percorso culturale e politico della destra italiana, che certamente nasce sull'onda del reducismo post bellico ma sa essere , da subito, interna al dibattito politico della nascente Repubblica italiana e sa confrontarsi, di stagione in stagione, con una realtà in continua trasformazione».
Il termine «neofascismo» appare perciò riduttivo?
«Il vecchio slogan del Msi era Non Restaurare - Non rinnegare. Tutta la pubblicistica d'ambiente si muove lungo questa linea, dando, nei suoi diversi filoni, originali contributi che concorrono a definire un panorama culturale molto articolato. Convivono infatti, in quell'ambito, filoni diversi che si richiamo, di volta in volta, al socialismo nazionale e al tradizionalismo, cattolico e non, al radicalismo nazional-rivoluzionario e al conservatorismo, al populismo e all'elitismo, all'antirisorgimentalismo e al nazionalismo. Molte scuole diverse tra loro, unite da una certa insofferenza nei confronti di un'Italietta postbellica che giudicavano inadeguata a rappresentare una grande Storia e un grande destino, seppure macchiato dalla data simbolo dell'8 settembre.
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