da Milano
Cera una volta il petrolio. Una volta perché ora la risorsa energetica più importante sembra proprio diventata il gas metano. In tutta Europa e in Italia. «Nella penisola lanno scorso se ne sono consumati 83,5 miliardi di metri cubi, ma è stato un anno caldo» spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. «Nel 2005 i miliardi erano stati 85». Nulla però in confronto a quanto accadrà nel futuro. «Nel 2015 il fabbisogno sarà di 105 miliardi di metri cubi. E nel frattempo il metano dei giacimenti italiani, oggi a quota 10 miliardi, subirà un calo netto». Proprio in quellanno secondo alcune stime ci sarà lo storico sorpasso: il metano conquisterà quasi il 40% del fabbisogno energetico nazionale con il petrolio al 37% (oggi siamo a 44 per il petrolio contro 36).
Limportazione diventerà dunque una necessità assoluta. E sempre più complicata. In Italia un problema è lassenza quasi totale di rigassificatori (riportano allo stato di gas il metano liquefatto e trasportato via nave). Oggi nella Penisola ce nè uno solo a Panigaglia, vicino a La Spezia. Un altro, tecnologicamente molto avanzato, è in costruzione dalle parti di Rovigo.
Senza i rigassificatori servono i tubi dei gasdotti. Quelli significativi oggi sono quattro: il Tag, che passando dallAustria porta 24 miliardi di metri cubi di gas russo, il Temp svizzero (18 miliardi dal Mare del Nord), il Transmed dallAlgeria (25) e il Green Stream libico (8 o poco più).
Le polemiche sulla necessità di nuovi rigassificatori sono ormai ricorrenti, e una serie di trattive sono in corso per altri progetti verso Algeria e Grecia. Ma per lItalia del 2015 il nuovo South Stream italo russo potrebbe fare davvero comodo.
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