Dunque, santo subito, come Karol Wojtyla. Gianfranco Fini sembra d’accordo: «Si è battuto per tutta la vita per un’Italia sempre più forte, democratica e unita. Scompare un padre della Repubblica ».E all’elogio funebre si associa anche Pier Ferdinando Casini: «Oscar Luigi Scalfaro è stato un uomo coerente. Ha sempre difeso il Parlamento e la sua centralità istituzionale, gli italiani devono un grande rispetto a questa figura che è stata un importante presidio democratico- cristiano ». Così Fini, così Casini.
Adesso si dirà, giustamente, che la morte è la betoniera che azzera i contrasti e le differenze. Si dirà pure che, dopo diciassette anni, è perfettamente legittimo cambiare idea e anche schieramento. Chi non lo fa? Il tempo annacqua i giudizi e lenisce le ferite, eppure, a sentire gli umoridel centrodestra di oggi, fa ancora un certo effetto sentire che queste frasi vengono da due dei tre fondatori del Polo delle libertà. I due ex delfini,che all’epoca denunciavano «il ribaltone», attaccavano «il governo del presidente», e parlavano di «golpe bianco», ora si uniscono al coro delle esequie bipartisan. Le alleanze sono mutate, gli orizzonti politici pure, ma c’è chi pensa che qualcosa comunque non torna.
Fini, forse costretto dal suo ruolo istituzionale di presidente della Camera, tra i due è il più acritico. Scalfaro, sostiene, è stato «un protagonista di cui il Paese sentirà la mancanza». Un esempio da ammirare in tutte le fasi del suo percorso politico, nessuna esclusa. «Da membro della Costituente, da deputato, da presidente della Camera, da capo dello Stato, da senatore a vita, si è sempre impegnato a rafforzare la Repubblica fondata sulla Costituzione di cui fu uno strenuo difensore».
Non sembra proprio, ma è lo stesso Fini missino che nel 1992 non voleva Scalfaro al Quirinale: «É il simbolo della conservazione, la vestale di un sistema». E nemmeno somiglia al Fini leader di An che nel 1995 parlava di golpe e incolpava il Colle di non aver rispettato i patti: «Le elezioni a giugno erano la soluzione naturale e concordata all’atto dell’incarico a Lamberto Dini per un governo di breve emergenza ».
Quanto a Casini, nel 1994 dopo l’incarico a Dini l’allora segretario del Ccd la vedeva così: «Il voto del 27 marzo ha stabilito che Berlusconi ha vinto e che il Pds ha perso. E invece stasera, a tavolino, ha vinto D’Alema e ha perso Berlusconi. Questo è un ribaltone mascherato, si doveva andare ad elezioni ».E ora?Ora il leader terzopolista ricorda Scalfaro come un personaggio che «ha difeso il Parlamento e il ruolo della magistratura, e che «è stato un grande punto di riferimento democratico-cristiano ».
Ma il giudizio politico, per quanto riguarda lo Scalfaro capo dello Stato, è prudentemente sospeso. «Era un uomo coerente, molto critico nei confronti di Silvio Berlusconi perché non lo considerava un elemento di positività per l’Italia. Sulla sua opera bisognerà riflettere con la serenità che spesso è mancata nel valutare in particolare il suo settennato al Quirinale ». Il pericolo, come sottolinea il deputato pdl Francesco Giro, è che non si riesca a fare un esame obbiettivo. «L’unanimismo sulle sue doti politiche e istituzionali è scontato, anche per il senso del cordoglio che accompagna la scomparsa. Ma attenzione a non farne un santino».
Beppe Pisanu non ha paura di correre il rischio: «Oscar Luigi Scalfaro si è battuto per difendere i limiti intangibili della Costituzione ». Eppure,all’epoca dei fatti,lui era il vicecapogruppo di Forza Italia a Montecitorio. Pazienza: «Rammento con profonda commozione il suo severo impegno di cattolico militante e la sua appassionata battaglia degli ultimi anni in difesa dei principi della Carta».
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