Quelli che sognano un’Europa con tante moschee

Ruggero Guarini

Di che cosa hanno bisogno i tanti immigrati islamici che in tutte le nostre città non cessano di sognare il momento in cui, dopo averci invaso sfruttando le nostre leggi, potranno sottometterci in nome delle loro? E nell’attesa di quel momento cercano di spassarsela in vari modi, anche stuprando e se occorre sgozzando le nostre ragazze? E nel segreto delle loro case non cessano di conculcare e punire la voglia di emancipazione delle loro donne sottoponendole a continue atroci vessazioni, talvolta arrivando - come nel caso della povera Hina - a giustiziarle?
Hanno bisogno di dialogo. Hanno bisogno di preghiera. Hanno bisogno, soprattutto, di moschee. Parola dell’architetto Paolo Portoghesi. Il quale, in quanto autore del progetto della più grande moschea d'Europa (quella, monumentale, di Roma), può legittimamente aspirare al titolo di primo islamòfilo italiano. Un’ambizione che egli ha confermato anche in questi giorni tornando a suonare il piffero del dialogo coi figli di Maometto con questa soave dichiarazione: «A Roma c’è una sola grande Moschea, in un’area periferica, ma perché non pensare alla costruzione di tante altre piccole moschee disseminate in città? Urge inoltre realizzare dei centri di dialogo dove gli immigrati possano incontrarsi e discutere. Bisogna mettere in campo progetti concreti».
Progetti e dunque quattrini. Naturalmente del contribuente italiano. Che così potrà contribuire ad assicurare agli imam locali il diritto a esercitare del loro magistero incitando i loro fedeli a odiare e disprezzare la civiltà occidentale e i suoi orrori. Fra i quali spiccano, naturalmente, quelle due nostre strane passioni, inesplicabili per ogni maomettano, che sono il culto del lavoro e il rispetto delle donne. Due oggetti di avversione così profondamente interconnessi nell’immaginario islamico da confondersi in sostanza in un unico grande terrore: il terrore, appunto, della donna e del lavoro. Ed è forse proprio a questo duplice terrore che si riduce tutta la faccenda delle cause del conflitto fra l’Occidente e l’Islam.
È infatti evidente che quegli angioletti, dai loro antichi profeti ai loro attuali caporioni terroristi, giù giù fino ai più indigenti e innocenti immigrati, sono terrorizzati dall’idea che prima o poi anche le loro donne - mamme, mogli, sorelle, fidanzate e figlie - incominceranno, come hanno fatto da un pezzo le nostre, a toglier loro per sempre la voglia di trattarle tutte come serve. Di infibularle, picchiarle, sfruttarle e stuprarle. E di lapidare le adultere anche soltanto supposte. Se l’Occidente fa loro orrore è insomma perché hanno capito che è un mondo che onora insieme il Lavoro e la Donna. Due cose che presto anche loro dovranno imparare a onorare. Cosa che tuttavia potranno fare solo quando si rassegneranno ad accettare la modernità. Un passo che finora sono riusciti a evitare impedendo che le loro donne, sottraendosi al loro dominio, diventassero troppo esigenti. E che con la forza della disperazione si illudono di poter differire per l’eternità a furia di carneficine. E Portoghesi, intanto, vagheggia un’Europa costellata di moschee...
guarini.

r@virgilio.it

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