Claudio De Carli
Quando finisce la stagione 2005/2006, cè lombra delle inchieste sulle feste scudetto e i piazzamenti Champions. È il tricolore dellassurdo, la Juve festeggia il 29° scudetto ma decide il tribunale e poi forse lopinione che a volte è pubblica, altre privata, spesso personalissima. A parte linvito di Briatore: «Dimenticate con noi il calcio taroccato», e gli auguri beneauguranti del presidente del comitato organizzatore Franz Beckenbauer: «Pagherete tutto al mondiale», cè un dubbio che attraversa tutta la penisola calcistica: Lippi bisogna lasciarlo a casa?
Gea, figlio, Moggiopoli, sono momenti brutti, qualcuno si lascia prendere e a caldo si sbilancia. Sul Riformista del 20 maggio (che promette di impegnarsi in una campagna a favore delle dimissioni di Lippi), non ci sono dubbi: «Data la gravità dei sospetti - si legge -, sarebbe il caso che dalle federazioni arrivasse un segnale chiaro. Ad esempio la sospensione dellallenatore, finché non sarà fatta chiarezza. Anche per il bene degli azzurri». Stessa data, il Manifesto va oltre ed è perfino propositivo: «Lippi, Buffon e Cannavaro devono essere mandati a casa. Altrimenti tiferemo Ghana e Repubblica Ceca. Non per gli Usa perché fin lì non ci arriviamo. Eppoi distribuiremo magliette e bandiere del Brasile». Più che una minaccia, traspare tutta la trasversalità del pallone, con il Carroccio che potrebbe esigere il copyright. Ma questo cosa significa: che la sinistra si schiera? Non esattamente: «La condanna di Lippi - dice il deputato operaio Salvatore Buglio -, è la miglior risposta che Rossi poteva dare allarroganza di Beckenbauer». Ma quelli che volevano giustizia e subito erano molti di più, da una parte e dallaltra, sebbene nulla impedisca di credere che Materazzi e Grosso si sarebbero portati a casa la coppa anche senza Lippi e Buffon.
Il ct comunque è il più massacrato. Il 22 maggio Paolo Cento, deputato verde e sottosegretario allEconomia, apre a un calcio più morigerato e spinge per Zeman: «Il calcio ha bisogno di essere rivoluzionato dalla A alla Z, di Zeman». Il compagno di partito Alfonso Pecoraro Scanio non dà alternative, neppure al ct: «Chiedo a Lippi un gesto damore verso la Nazionale per allentare le pressioni». Identico pensiero invade Maurizio Gasparri di An: «Per ridare fiducia e tranquillità a tutto lambiente, auspico che Lippi lasci la panchina».
Perfino lex direttore dellUnità, Peppino Caldarola, si sbilancia: «Lippi se ne deve andare», e suggerisce il ritorno di Giovanni Trapattoni e dellacqua santa. Il Trap ha lasciato molti cuori infranti, Lippi li ha squarciati: «Il ct non può più rimanere alla guida della nazionale - spiega Antonio Gentile di Fi -, la sua immagine ormai è compromessa».
Il diessino Paolo Gambescia fornisce il quadro completo di tutti i buoni motivi che stanno dietro alle necessarie dimissione di Marcello Lippi: «Il ct avrebbe già dovuto fare un passo indietro per una questione di sensibilità. A volte limmagine è più importante del risultato. Non arrivare in Germania con Lippi consentirebbe di abbassare il tono delle critiche nei nostri confronti».
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