Roberto Scafuri
da Roma
A volere essere maliziosi, cè un tarlo che non avrà risparmiato lavoro nelle meningi, pur laboriose, della coppia Rutelli-Marini. Il tarlo è ricomparso ancora nel pomeriggio di ieri, mentre Prodi parlava al tavolo dietro la vetrata e - Massimo DAlema con lottimo umore brasileiro, Piero Fassino con il garbo del paciere piemontese - in realtà il cerchio si andava stringendo attorno allo stelo ribelle della Margherita. Luscita trionfale del segretario della Quercia dal palazzo di Ss. Apostoli, applaudito dai facinorosi prodiani, e quella sorridente e signorile di DAlema, hanno fatto il resto. Così è sembrato un naturale compimento di quellopera, la successiva riunione della segreteria ds. Il tempo di attendere la mezzoretta di riflessione del Professore, lo stupore ben attrezzato per la scelta della lista «ulivista individuale». Persino il sospetto che la segreteria fassiniana potesse compiere lulteriore strappo alle regole del partito, e cedere alla «deriva peronista» (come la chiamano i resistenti del Botteghino). E poi ecco Fassino compiere passi lunghi e ben distesi.
Unapertura, quella della Quercia, che rischia di essere persino troppo precipitosa. Deve intervenire un avveduto comunicato di Fabio Mussi, leader dellopposizione interna assieme a Cesare Salvi, a porre un freno. «Ricordo alla segreteria ds ora riunita che non ha i poteri per decidere su liste e simboli con cui presentarsi alle elezioni - dice la tempestiva nota -. Vorrei mettere in guardia il segretario Fassino dal compiere strappi allo Statuto». È questione di una manciata di minuti. La segreteria, nella quale luniformità di vedute è massima, pareva pronta ad andare ancora più oltre all«apertura» verso Prodi. Brusca frenata e nota ufficiale: «Porteremo la proposta di Romano Prodi allesame degli organismi dirigenti dei Ds». Nellordine, lUfficio di presidenza, organismo di venti persone (compresi i leader dellopposizione interna) che si riunirà stasera alle 21, e la Direzione nazionale (un centinaio di membri) prevista per la prossima settimana.
Ma la scelta di giocare di conserva con Prodi è una strada obbligata. «Unire il centrosinistra e tenere aperta la prospettiva dellUlivo - sottolinea Fassino - è oggi prima di tutto unesigenza del Paese. I Ds a questa priorità hanno sempre ispirato la loro azione e continueranno a farlo. Questa stessa impostazione unitaria è alla base della proposta avanzata da Romano Prodi a tutti i partiti della Federazione dellUlivo... ». Sta in quel «tenere aperta la prospettiva dellUlivo» il passepartout che apre la porta al progetto prodiano. Anche se dovesse cambiare di segno, visto che al congresso nasceva come «timone riformista» assieme alla Margherita. Oggi, però, sostengono i Ds, è la Margherita ad aver abbandonato quella linea, per seguire le chimere del centrismo e dei transfughi del centrodestra. «Ma perché dovrebbe tutti intercettarli Rutelli, e non noi, Mastella, Boselli e lo stesso Prodi?», ragionava ieri un alto dirigente della Quercia. Certo che la lista ulivista apre una serie di problemi, non ultimo leccessiva eterogeneità degli eventuali partecipanti. Però anche in questo caso legemonia dei ds non potrebbe essere messa in discussione, visto che il garante di tutti sarebbe il leader.
Reggerà limpianto complessivo, di fronte ai marosi della Margherita? Reggerà alla strenua battaglia interna dei Mussi, Salvi, Bandoli e dei pochi altri che si battono per non far scomparire il simbolo della Quercia dalle schede elettorali? Il segretario della Quercia ieri non ha mancato di sottolineare il profilo volutamente basso tenuto nella vicenda: «In queste ore sentiamo forte lesigenza di evitare polemiche eccessive e incomprensibili e dimostrare tutti senso di responsabilità verso milioni di elettori del centrosinistra e verso il Paese».
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