Alfredo Caprioli, responsabile del reparto Zoonosi dell’Istituto superiore di sanità, il salame di cervo italiano è stato scagionato.
«Abbiamo esaminato il campione che ci è arrivato dall’Austria ed è risultato negativo. Non è presente il batterio E.coli produttore di verocitotossina. Del resto avevo già anticipato che ci sarebbe stata una probabilità su un miliardo che ci fossero delle correlazioni».
È possibile la trasmissione da uomo a uomo?
«È un evento possibile ma raro e avviene in condizioni igieniche precarie. Non c’è contagio per via respiratoria, bisogna ingerirlo».
E come si fa?
«Se un bambino con la diarrea sta in una scuola materna probabile che si diffonda. Oppure una mamma che si imbratta pulendo il bambino malato e poi non si lava le mani, viene contagiata. Il batterio sta nelle feci ed è necessario portare alla bocca qualcosa che è stato contaminato. Con l’igiene il rischio di ammalarsi si risolve al 90 per cento ».
In Germania dicono che il contagio sia in diminuzione.
«Sì, ci sono primi segnali di un allentamento. Del resto, molto spesso le epidemie si estinguono da sole. Le persone sono più attente, i controlli sugli alimenti più serrati».
Ma lei si è fatto un’ idea su cosa ha scatenato l’epidemia?
«È quasi impossibile offrire risposte certe, ma escludo la storia delle insalate, ad Amburgo ormai quasi nessuno mangia verdura cruda e i contagi avvengono da un mese e mezzo».
Dunque?
«Abbiamo discusso con le autorità tedesche anche di bioterrorismo, ma io considero improbabile anche questa strada. Questo è un tipo di batterio molto strano. Mi sembra fantascienza. Avrebbero potuto utilizzare un altro batterio molto più comune ma altrettanto micidiale».
La contaminazione dell’acqua?
«Non possiamo escluderla. Ci sono degli ottimi scienziati che stanno valutando. E c’è in corso un’inchiesta poliziesca per trovare il motivo scatenante».
Nessuno li aiuta?
«A livello comunitario non gli possiamo imporre un team internazionale e loro dicono che ce la fanno da soli. Qualcuno voleva trasportare all’estero i malati ma hanno rifiutato».
Dall’Italia bisogna stare solo a guardare insomma?
«Soprattutto è necessario stare tranquilli. Finora l’epidemia è ben delimitata nel nord della Germania. E se le autorità tedesche invitano a non consumare l’insalata ad Amburgo, io che sto a Roma l’insalata la mangio. La laverò cinque volte al posto di due. Ma è tutto. Da un mese l’epidemia non si è mossa da lì e finirà tutto prima che si scopra la causa del contagio».
Ma non sarebbe opportuno bloccare le importazioni di verdura dalla Germania?
«Da loro ci arrivano i cavolfiori in autunno, la verdura fresca è principalmente italiana e super
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