Sport

Questa Lazio non ha limiti: ora va a caccia della Roma

La squadra di Rossi (in tribuna) domina a Udine. Secondo posto nel mirino. Di Natale e Iaquinta evitano l’umiliazione ai friulani

Questa  Lazio non ha limiti: ora va a caccia della Roma

Udine - Non c’è Delio Rossi in panchina, ma poco importa. «I giocatori sanno lo stesso cosa devono fare», aveva rassicurato alla vigilia il tecnico della Lazio, costretto in tribuna dalla squalifica e in continuo contatto con il team manager Manzini (il suo vice Limone non può stare in panchina perché senza patentino).
La sua squadra non lo smentisce: goleada al «Friuli» sotto gli occhi dei soli abbonati bianconeri. Punteggio largo, come all’andata, e se un posto nella prossima Champions league sembra quasi ipotecato, ora l’obiettivo è raggiungere i «cugini» della Roma al secondo gradino della classifica. Sette punti da recuperare in nove giornate è la nuova impresa che i tifosi chiedono a questa squadra senza limiti, con il derby in programma tra un mese e una Roma «distratta» dall’Europa.
In una sera la Lazio ottiene la settima vittoria di seguito - confermandosi la squadra più in forma del torneo -; torna a vincere a Udine dopo quattro stagioni (e un doppio 0-3 rimediato nelle ultime visite al «Friuli»); cancella il record della mitica formazione di Maestrelli (12 risultati utili consecutivi contro undici); eguaglia gli otto successi esterni già ottenuti all’epoca di Eriksson e Mancini; sfata il tabù-sosta, visto che in questo campionato non aveva mai vinto dopo un’interruzione.
A spianare la strada il gol - salutato dal pollice alzato di Delio Rossi dalla tribuna - del difensore con un futuro da avvocato (undici esami lo dividono dalla laurea in Giurisprudenza): Guglielmo Stendardo, già in gol a Parma lo scorso 23 dicembre, sfrutta di testa l’assist su punizione di Ledesma. Poi il devastante inizio di secondo tempo con Rocchi sugli scudi: prima costringe Dossena alla deviazione nella propria porta, poi manda in gol Behrami, infine conquista e trasforma il calcio di rigore che lo proietta a quota 14 nella classifica cannonieri, a due passi dal suo record personale e a uno dai principali inseguitori di Totti nella graduatoria dei bomber. Nel tabellino entra anche Di Natale, che dimentica gli errori in nazionale e non spreca un penalty dal sapore comunque dolceamaro.
Malesani, alla decima partita sulla panchina dell’Udinese, propone un centrocampo folto (anche se Dossena torna spesso sulla linea dei difensori) e in attacco preferisce Barreto all’ancora convalescente Iaquinta, che entrerà in campo troppo tardi. La scelta non si rivela felice, la Lazio dimostra di essere più squadra. Behrami è spostato in mediana per l’assenza dello squalificato Mudingayi e in difesa gioca Belleri, ma gli automatismi dei romani non ne risentono affatto. Così, dopo la rete di Stendardo, l’unico acuto friulano del primo tempo è il colpo di testa di Sivok sul quale Peruzzi è attento.
La partita va in archivio a inizio secondo tempo: Lazio in un amen sul 3-0 (il difensore di casa Dossena toglie a Mauri la soddisfazione del gol dell’ex), in 120 secondi Paparesta assegna un rigore a testa, poi l’arbitro espelle D’Agostino (decisione severa) e allo scadere Iaquinta rende meno pesante il passivo.

La Lazio vola, l’Udinese incassa il quarto stop stagionale in casa.

Commenti