E lui parla delle guerre, «scellerate», che stanno mettendo a rischio la convivenza civile. Poi degli «squilibri geopolitici crescenti», che influiscono sul nostro futuro. E dei dazi: «Le pericolose chiusure protezionistiche alterano il mercato e producono danni all'economia Ue e italiana». Così, anche nel giorno della svolta sull'omicidio di suo fratello Piersanti, con un prefetto arrestato per depistaggio e nuovi scenari che si spalancano, il presidente continua a fare il presidente, chiedendo all'Europa di fare «massa critica per difendere il libero commercio». Nessun commento, nessuna emozione filtra per la ferita familiare che si riapre. Il capo dello Stato svolge «come sempre» il suo lavoro.
Silenzio. Compostezza. Attesa paziente e fiduciosa. Un «dolore privato» che in tanti anni Mattarella non ha voluto condividere in pubblico. Fa testo qui quella drammatica foto del 6 gennaio del 1980, quasi una scultura, uno scatto in bianco e nero di Letizia Battaglia che ritrae un uomo ferito steso dentro un auto e un altro che tenta di
soccorrerlo. Piersanti Mattarella, all'epoca presidente della Regione Sicilia, e suo fratello Sergio che cerca di tirarlo fuori dalla berlina crivellata da otto colpi di pistola. Era la festa dell'Epifania, stavano andando tutti a messa. Da allora, da quel silenzioso passaggio di testimone, è cambiata la storia del Paese.
Ora Sergio è al Quirinale per il suo secondo mandato. Sono passati 45 anni ma la ricostruzione dell'agguato non è ancora terminata. Il prefetto Piritore in galera? Il depistaggio? Il guanto del killer sparito? Dal Colle non si registrano reazioni. Si ricorda soltanto che la famiglia «non ha mai interferito, commentato o chiosato azioni o atti giudiziari» e che pure adesso, di fronte alle ultime novità, continua con questo «assoluto riserbo». E del resto come si potrebbe pensare che un capo dello Stato dica la sua o lasci trapelare qualcosa su un'inchiesta che riguarda l'uccisione del fratello?
Quindi si guarda avanti e avanti per Mattarella è l'Unione. «È il nostro destino - dice durante la consegna delle insegne ai nuovi cavalieri e alfieri
del lavoro - l'abbiamo scelto. Lo sanno bene i giovani: l'Erasmus e la libera circolazione sono stati uno straordinario motore di incontro, conoscenze, crescita». Ora queste conquiste sono in pericolo, «stiamo assistendo a conflitti e iniziative che sembrano porre pesantemente a rischio l'ordine internazionale costruito faticosamente dopo la Seconda Guerra mondiale». Per non parlare dei dazi. «Il centro studi della Confindustria ha stimato nei giorni scorsi un potenziale danno di notevole spessore», avverte. Servono perciò «azioni» per contrastare le barriere «che solo l'Europa nel suo insieme ha le dimensioni per affrontare». Certo, il mondo oggi non è più quello degli anni Cinquanta e quindi «l'ordine va rielaborato».
Ma l'aggiornamento deve prevedere di rafforzare e non di smantellare gli organismi multilaterali, dall'Onu all'Ue, migliorando la capacità di decidere, superando magari il diritto di veto. E la domanda è: Come utilizzare le risorse, per distruggere o costruire?».