Le quote rosa passano al Senato ma per la «parità» si deve aspettare

L’approvazione definitiva rinviata alla prossima legislatura

Marianna Bartoccelli

da Roma

Per lei, il ministro «testardo» di Forza Italia, è comunque una vittoria da dedicare «alle donne italiane», per l’opposizione, che pure ha votato a favore, è una legge «spot elettorale», e per alcuni della maggioranza è una legge che è servita all’opposizione per usarla nello scontro con il governo. Ma alla fine e il giorno prima della chiusura della legislazione, la legge per le quote rosa, chiamata anche «legge Prestigiacomo» dal nome del ministro che l’ha cocciutamente voluta, ha avuto il sì di metà del Parlamento. Il che significa che i deputati della prossima Camera se la troveranno già pronta per il dibattito in aula.
Stanca ma soddisfatta del risultato, dopo una mattina di scontri accesi soprattutto con alcuni senatori del suo partito (che l’hanno accusata di aver consentito all’Unione di partecipare al sì alla legge), Stefania Prestigiacomo incassa 229 sì e 19 no alla sua legge. Questo non vuole dire che già dalla prossima campagna elettorale i partiti dovranno tenere conto delle quote definite dalla nuova legge ma «è comunque un’ipoteca importante per la prossima legislatura» - sostiene il ministro alle Pari Opportunità. Che ammette: «Non ci sono le condizioni per il passaggio alla Camera ma l’approvazione a larghissima maggioranza è un impegno per tutti i partiti affinché nella formazione delle liste sia lasciato adeguato spazio alle donne».
L’impossibilità della Camera di procedere alla votazione è uno dei motivi di critica della sinistra che definisce la legge «un’ipocrisia». Accusa che il ministro, nel caotico dibattito in aula, ha respinto ricordando come la sinistra alla Camera abbia votato contro pur di non accettare una legge che porta la firma di Silvio Berlusconi.
Al Senato ieri l’Unione ha deciso diversamente, ed ha votato sì: «Ho dimostrato che su certi temi la trasversalità è possibile - è stato il commento di Stefania Prestigiacomo a chi, nel suo partito l’accusava di farsi strumentalizzare dai «comunisti». «Ho agito per legittima difesa e soprattutto per difendere una legge che porta la firma del nostro premier. Ho dimostrato di avere i nervi saldi e alla fine sono riuscita a farla approvare» ha aggiunto. Fornendo anche una giustificazione alla tensione dell’aula: «La questione della rappresentanza femminile da sempre ha registrato divisioni trasversali nel Parlamento ed è normale che soprattutto alla vigilia di una campagna elettorale riduce gli spazi per i parlamentari uscenti e susciti nervosismi». Accanto al ministro Prestigiacomo dal primo momento i senatori di An. Per il capogruppo Domenico Nania si è trattato «di una vittoria di civiltà per migliorare la qualità della democrazia». Pieno appoggio anche dal coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, che ha voluto sottolineare «che questo risultato positivo si deve al ministro».
Molti i consensi da parte delle associazioni femminili, in testa le donne della Cisl, che sperano che il provvedimento venga approvato velocemente dalla Camera nelle prossime ore, prima dello scioglimento del Parlamento e le colleghe del Centro italiano femminile che invitano i partiti politici a «preparare le liste elettorali tenendo conto dell’approvazione a larghissima maggioranza al Senato del ddl». Critiche da parte di Valeria Ajovalasit dell’Arci donna per la quale si tratta di «un contentito piuttosto che di un rimedio al deficit di democrazia», mentre Lella Golfo della Fondazione Bellisario, associazione di sinistra, rende onore alla «fermezza del ministro»: «Al di là di ogni appartenenza politica le donne non possono che esserle grate».
Per Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria Emilia Romagna, è un «segnale sicuramente positivo» e così l’imprenditrice Marina Salamon, da sempre contraria alle quote rosa, ammette di aver cambiato idea alla luce della «drammatica» situazione italiana e pensa che il ddl approvato pur non essendo legge sia pur sempre «meglio di nulla».

Critico Massimo D’Alema che parla di «ultima pagliacciata del centrodestra», mentre Giulio Andreotti suggerisce alle donne di «votare donna». Solidale anche l’ex-ministro del centrosinistra Laura Balbo che sottolinea di «apprezzare la tenacia dimostrata malgrado tutto e in un contesto difficile».

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