Tra Radicali e Sdi i conti non tornano

Arturo Diaconale

Lista unitaria. È l’antidoto che una parte del centro sinistra ha trovato alla riforma elettorale in senso proporzionale portata avanti dal centro destra. La chiede Romano Prodi, che in questo modo spera di risolvere il devastante problema di non avere un proprio partito di riferimento. La sollecita Piero Fassino, che così conta di fagocitare dentro i Ds tutti i gruppi e le forze minori dell’Unione. La invocano i capi dei partiti più piccoli, quelli che andando da soli non riuscirebbero mai a superare la soglia di sbarramento, nella speranza di trovare una strada sicura per entrare in Parlamento.
Ma è effettivamente percorribile la strada della lista unitaria del centro sinistra? Anche nell’ipotesi riduttiva che riguardi solo le candidature per il Senato?
Fausto Bertinotti ha subito messo in chiaro che Rifondazione Comunista non ha alcuna intenzione di annullare il proprio marchio in un contenitore il cui tratto distintivo sarebbe prodiano e diessino. Reazioni negative sono venute anche dalla Margherita la cui maggioranza ha respinto a suo tempo l’ipotesi di rinunciare alla propria identità per fare un favore a Prodi ed a Fassino.
A questi ostacoli difficilmente aggirabili se ne aggiunge poi un terzo che appare addirittura insormontabile. Si tratta del problema del nuovo soggetto politico che socialisti dello Sdi, di una parte del Nuovo Psi e radicali hanno annunciato di voler costituire per arricchire il centro sinistra di una precisa area laica e riformista.
Enrico Boselli, che non è un ingenuo e che sa perfettamente come mettere insieme spezzoni radicali e socialisti non garantisce di superare lo sbarramento elettorale, si è affrettato a chiedere l’ingresso nel futuro soggetto politico nella lista unitaria. Sulla sua richiesta, però, gravano tre incognite precise. La prima è la minaccia di Clemente Mastella di rompere con l’Unione se i radicali dovessero essere accolti nello schieramento prodiano. La seconda è la resistenza dei partiti più piccoli, dai Comunisti Italiani a Rinnovamento Italiano di Lamberto Dini, dall’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro allo stesso Udeur di Mastella, a rinunciare a qualche seggio per fare posto a Marco Pannella ed a Bobo Craxi. La terza è il crescente timore dei radicali di dover essere costretti a dover rinunciare alla propria identità, che è l’unica ricchezza politica rimasta a Pannella e ad Emma Bonino, per ottenere il classico piatto di lenticchie della speranza di aver un paio di posti in Parlamento.
Come azzerare le tre incognite? L’idea lanciata da Pannella è di superare la proposta della lista unitaria spezzando lo schieramento d’opposizione in tre liste distinte. Una formata da Rifondazione Comunista e dagli altri gruppi dell’ultra sinistra. Una formata da Margherita, Udeur e qualche spezzone residuo dell’area post-democristiana. Ed una formata da Ds, Sdi, pezzi del Nuovo Psi, tenuta insieme dal collante laico della comune esperienza della sfortunata battaglia referendaria sulla fecondazione assistita.
E Prodi? In quale dei tre spezzoni andrebbe a finire il povero “professore”? Il dilemma ha di fatto bocciato il tentativo di compromesso di Pannella. Con la conseguenza che le incognite rimangono. Che il soggetto radical-socialista del centro sinistra rischia di non vedere mai la luce.

E che i radicali corrono il serio pericolo di ritrovarsi con il cerino in mano.

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