I ragazzi di don Gallo non si fermano davanti a una donna con un bimbo di otto mesi nella carrozzina. Anzi, la vedono come il bersaglio ideale, la vittima giusta da rapinare. Capita però che non sempre vinca la legge del più forte, neppure nelle zone dellangiporto. Capita soprattutto che uno dei ragazzi della Comunità del prete di strada finisca direttamente in cella, proprio a causa dellimprevista reazione della vittima che non ci sta a farsi malmenare e rapinare in strada.
La cronaca di un borseggio apparentemente come tanti altri colpisce soprattutto per i suoi protagonisti. Da un lato, in via Gramsci, domenica pomeriggio di trova un torinese di 35 anni, noto come tossicodipendente. A Genova è ospite di don Andrea Gallo, che lo accoglie nella sua Comunità di San Benedetto al Porto. Dallaltro lato si trova una donna di 23 anni, che spinge la carrozzina con un bimbo di otto mesi. È albanese, e il particolare serve solo a sfatare i soliti luoghi comuni. Anche perché la giovane mamma viene aggredita dal torinese che cerca di rapinarla, di strapparle la borsa.
Ancora una volta però le cose non vanno come vuole la consuetudine. Il bersaglio che sembra così facile, dimostra lerrore di valutazione commesso dal delinquente. Perché la donna albanese non ci sta e reagisce. Lazione del trentacinquenne tossicodipendente non dura pochi istanti come previsto. Lui aggredisce alle spalle la mamma con la carrozziona e afferra subito la borsa. Ma la donna non cede, vacilla per gli strattoni dello sconosciuto ma tiene stretta la cinghia della borsa.
La scena viene notata da un passante che capisce subito e che soprattutto ha la prontezza di telefonare al 113. Mentre la centrale operativa della polizia manda in via Gramsci la pattuglia più vicina, il rapinatore prova a colpire la vittima sulle braccia con alcuni pugni. Ma la mamma coraggiosa non cede.
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