Fabrizio de Feo
da Roma
La Rai esce dallo stallo e mette fine alla «querelle» per la scelta del suo numero uno. Da ieri, infatti, grazie al voto allunanimità espresso dal consiglio di amministrazione, Claudio Petruccioli è ufficialmente il nuovo presidente di Viale Mazzini. Non appena insediatosi lesponente dei Ds ha subito sciolto la sua incompatibilità, dimettendosi dallincarico di senatore con una lettera inviata a Marcello Pera. Se il suo seggio a Palazzo Madama rimarrà vacante fino alle prossime Politiche, a settembre si procederà, invece, alla sua sostituzione come presidente della Vigilanza Rai.
Chiusa la prima partita dopo una infinita trattativa politica, si apre ora il «match» del direttore generale. La prima riunione del cda orchestrata dal neo-presidente non si è occupata della nomina del successore di Flavio Cattaneo. Lappuntamento è rinviato a domani ma già ieri sono stati distribuiti i pareri legali chiesti sulla possibile incompatibilità del candidato Alfredo Meocci, già ex commissario dellAuthority delle Comunicazioni. Sono quattro: due richiesti dallufficio legale di Viale Mazzini e due da altri consiglieri agli studi Pace, Ripa di Meana, Luciani e Malinconico e forniscono verdetti contrastanti. In particolare il parere di Malinconico sottolinea che la legge 481 sullincompatibilità degli ex membri delle autorità di settore è una norma che «non si riferisce ai rapporti di lavoro già in essere», ovvero a chi, come Meocci, è ancora dipendente Rai, seppure in aspettativa.
Petruccioli, per il momento, evita di prendere posizione sulla vicenda. «Giovedì cè lAssemblea» spiega. «Può essere che prenderemo una decisione ma potrebbe anche essere lavvio di una discussione con la necessità di ulteriori approfondimenti». «Martedì mattina si riunirà il cda e poi cercherò di parlare con il ministro del Tesoro per informarlo delle nostre decisioni». A seguire si svolgerà unAssemblea totalitaria che dovrà realizzare il concerto tra Cda e Tesoro. Se si arriverà a una intesa, il Consiglio di amministrazione provvederà alla nomina del nuovo direttore generale.
La battaglia legale, però, è soltanto alle prime battute. «Sì, è vero, ci sono quattro pareri legali sulla questione della possibile incompatibilità di Meocci. Ognuno di noi se li leggerà per farsi unidea, ma la decisione grava sulle spalle dellazionista Tesoro. Non a caso al ministero ci sono fior di uffici legali». In attesa di sciogliere il primo nodo della sua presidenza, Petruccioli lancia la sua promessa: scongiurare il muro contro muro e far sì che si arrivi al maggior numero possibile di decisioni condivise. «Si è cercato di fare del presidente della Rai il garante, il depositario del patto di collaborazione che, in un regime maggioritario, è assolutamente necessario per fondare il servizio pubblico. Altrimenti ci sarà sempre metà degli italiani che non riconoscerà il servizio pubblico e non si riconoscerà in esso. Una volta sarà la metà di destra unaltra volta quella di sinistra ma lesito sarà inevitabile: così il servizio pubblico si logora fino a crollare». Petruccioli illustra con chiarezza quello che, negli auspici, sarà il suo metodo di lavoro. «Il presidente non deve lavorare per costituire una maggioranza in consiglio o per sostituirne una con unaltra. Deve mirare a far esprimere il massimo di convergenza e di corresponsabilità. Per questo è necessaria la più limpida trasparenza. Quando i rapporti allinterno del cda si irrigidiscono il presidente stesso perde di forza e di autorevolezza, direi di significato».
Le buone intenzioni di Petruccioli si scontrano, però, con il primo «stop» dettato sul nome di Meocci da Sandro Curzi. «Apprezzo le parole di Petruccioli ma non avrebbe niente a che vedere con equilibrio, equidistanza, stabilità e autorevolezza la supina accettazione di un nome imposto dal capo del governo e proprietario di Mediaset, sul quale peraltro gravano pesanti profili di incompatibilità».
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