Rai, spazio ai privati ma senza andare in Borsa

Emanuela Fontana

da Roma

Ci sono nuove manovre allo studio sulla privatizzazione della Rai, e corrono tra il ministero delle Comunicazioni e quello dell’Economia. L’entrata in Borsa potrebbe non essere così scontata, né in linea «con la storia della Rai»: la privatizzazione deve dare slancio allo sviluppo dell’azienda e non servire solo a «fare cassa». Ecco perché si stanno cercando «altre vie». Dal Marocco il ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi non dice nel concreto cosa voglia dire questa strategia, ma parla di «un colloquio» a tu per tu con il ministro dell’Economia Domenico Siniscalco. Una conversazione in cui sarebbero stati trovati «punti comuni» per ipotesi alternative alla quotazione in Borsa, che dalle parole di Landolfi sembra tutt’altro che scontata: «Io ritengo che sia difficile una quotazione - ha spiegato il ministro - anche in riferimento alla natura della Rai, alla sua storia, quella di un’azienda che ha vissuto e ancora vive un intreccio con la politica che ne rende difficile il collocamento».
Le ipotesi già circolate sono quelle di un possibile scorporo di alcuni settori con l’ingresso di capitali privati, oppure l’accesso in Rai di fondazioni o di enti universitari, una strada che ieri il ministro ha citato. «Il problema - ha valutato Landolfi - è quello delle nuove tecnologie, degli investimenti nel digitale terrestre. La questione richiede uno scatto, perché sicuramente gli investimenti non si finanziano con il canone». Un’altra alternativa potrebbe essere una joint venture tra Rai e privati in una società controllata.
Il ministro ha quindi sottolineato che «la privatizzazione non si ferma», ma il suo obbiettivo è «che serva all’azienda e non solo a far cassa: una privatizzazione cioè che faccia sviluppare la Rai». Le ipotesi allo studio con Siniscalco potrebbero evitare una modifica alla legge Gasparri, anche se niente è definitivo: «Solo i dieci comandamenti non si possono modificare...», ha ricordato il ministro a proposito della legge del suo predecessore. Le alternative all’entrata a Piazza Affari prevista dalla legge 112, ha detto quindi Landolfi confermando la sua idea, «non vanno scartate a priori. La Rai - ha ricordato - ha una sfida importante che è quella del digitale terrestre: ha bisogno di risorse e per reperirle non si può ricorrere a sovvenzionamenti esterni, ad aiuti di Stato». L’opposizione ha subito aperto il fuoco sulle dichiarazioni del neo-ministro. Alfonso Pecoraro Scanio dei Verdi avverte: «Non accettiamo alcun gioco sulla pelle della Rai.

Continueremo a batterci per impedire lo svilimento della più importante azienda culturale del Paese». Landolfi ha comunque mostrato di voler stringere i tempi: già oggi incontrerà Siniscalco e porrà il tema in Consiglio dei ministri per trovare ulteriori convergenze sul piano bis.

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