Controcultura

Raspail nomade nell'Europa senza più patrie

Nel 1973, in "Il Campo dei Santi" prefigurò i disastri causati dall'immigrazione

Raspail nomade nell'Europa senza più patrie

La bandiera è a strisce orizzontali: blu, bianca, verde. Nel mezzo, una corona. Jean Raspail, che avrebbe compiuto 95 anni il prossimo luglio, si dichiarava «Console del Regno di Araucanía e Patagonia», qualcosa che sta tra avventatezza, gloria caravaggesca, fallimento. Orélie-Antoine de Tounens, avvocato nato in Dordogna, atterrò in Patagonia nel 1860, fu incoronato re dagli indigeni, scrisse una costituzione, nominò ministri e dichiarò che Cile e Argentina non potevano rompergli le palle. Il console francese lo rispedì in Francia dove l'avvocato rischiò il manicomio. La storia è raccontata da Bruce Chatwin, capitolo ottavo di In Patagonia; Jean Raspail vi ha scritto un romanzo, Moi, Antoine de Tounens, roi de Patagonie, edito nel 1981, che ha vinto il Gran prix du roman de l'Académie française, ma da noi non potete leggerlo perché il suo autore ha fama di reietto.

Allievo di Marcel Jouhandeau - altro cattivo maestro -, esteta dell'avventura, prima di scrivere Raspail viaggia. Nel 1949 si fa, in canoa, la tratta tra Québec e New Orleans, sulla scia del gesuita Jacques Marquette (1637-1675); nel 1951 va dalla Terra del Fuoco all'Alaska in automobile; tre anni dopo è a scovare reperti Incas, poi si ritira in Giappone. Ha scritto una quarantina di libri, ottenuto una ventina di premi, in Italia, Paese misero, è tradotto pochissimo e trattato come uno di destra, un reazionario, un paria della cultura. Nel 1987 SugarCo pubblica I nomadi del mare, uno dei romanzi più noti di Raspail, antidarwinista, che racconta l'epopea degli Alacaluf, popolo autoctono della zona australe cilena. Dal 1998 Edizioni di Ar pubblica Il Campo dei Santi, il libro che ha decretato la fama di Raspail, edito in origine nel 1973.

Con prodigio profetico, Raspail racconta i disastri dell'immigrazione: una folla di indiani attracca sulle coste francesi, il governo tentenna, la Chiesa sbrodola buonismi, l'Occidente in abulia è sovvertito, divorato. Il libro fu esaltato da Jean Cau e Michel Déon, è stato letto da Ronald Reagan e imbracciato da Marine Le Pen; quando Tablet lo ha definito «il mentore di Steve Bannon», lui ha risposto, «Steve Bannon... chi?». Quanto al resto, fu chiarissimo. «Il mondo occidentale è la civiltà giudeo-cristiana... L'Europa, la vera, vecchia Europa non è la merdosa commissione di Bruxelles con i suoi schemi economici. L'organizzazione sociale e morale dell'Europa era il feudalesimo: onore, dedizione, lealtà, obbedienza, amore per il proprio paese».

Nel 2003, Raspail pubblica Les Royaumes de Borée: ancora una volta c'è un eroe sgangherato, l'Europa, l'ipotesi di un regno, «nella solitudine delle foreste del Nord». Nel 1998, sull'isola di Minquers, Baliato di Jersey, Raspail sganciò la Union Jack sostituendola con la bandiera del Regno di Araucanía e Patagonia. Un gesto da niente, su un tozzo di pietra, nel turbinio della Manica - che vale una vita.

Raspail sigillò l'impresa leggendo un brano dell'Apocalisse.

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