Picchiata in famiglia da quando aveva sei anni. Poi a 12 anni, per un debito da 30 mila euro maturato dai genitori, era stata ceduta in sposa a un connazionale che la prima notte di nozze aveva abusato di lei. Alla fine era riuscita a lasciarlo e, dopo qualche tempo, a raccontare tutto alla polizia.
Lo ha raccontato lei stessa, una giovane del Bangladesh, durante il processo iniziato a Ravenna contro il padre e la matrigna (entrambi 45enne residenti in provincia di Rovigo) e contro il suo ex marito 36enne. I primi due sono accusati di maltrattamento in concorso, mentre l'uomo è imputato per violenza sessuale aggravata e atti sessuali con minorenni.
Secondo quanto riferito dalla giovane a suo tempo all’apposita sezione della squadra Mobile ravennate e in larga parte ribadito in aula, i genitori - all’epoca commercianti a Ravenna - aveva maturato quel debito con il 36enne che abitava nella vicina Forlì. La matrigna gli avrebbe allora proposto di estinguerlo con un matrimonio celebrato a Ravenna a fine primavera 2006, quando secondo i documenti di anni la giovane ne aveva appena 12. Una cerimonia religiosa naturalmente mai trascritta. Sull’età esatta della ragazza non c’è però accordo tra le parti: per la madre naturale, che abita in Bangladesh, sarebbe di due più grande. Mentre secondo una consulenza osteometrica depositata dalla difesa, al matrimonio avrebbe avuto 15 anni.
In ogni caso, la ragazza ha sostenuto di essere stata abusata anche la prima notte. E che gli abusi a opera del marito manesco, geloso e spesso ubriaco si sarebbero ripetuti altre volte pure a Vicenza, città nella quale si erano trasferiti rimanendo per un paio di anni. Poi, dopo vari tira e molla e un passaggio in Bangladesh dai genitori di lui, lei era tornata con la famiglia a Ravenna. Quindi era scappata e affidata ai servizi sociali di Faenza, nel ravennate, finchè nel 2011 aveva denunciato tutto. Per la difesa dei genitori c’erano state sì discussioni in famiglia e qualche schiaffo, come peraltro sostenuto in aula da due fratelli di lei, ma mai maltrattamenti. Per quanto riguarda la difesa dell’ex marito, mai nessuna coercizione: a riprova, sono state depositate lettere d’amore che la ragazza aveva continuato scrivere all’uomo anche dopo al fine della relazione.
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