Il «re» dei turisti fa la classifica degli Stati canaglia

Tony Wheeler, fondatore dell’editrice Lonely Planet, in «Bad Lands» misura con il «metro del Male» le nazioni visitate. La più cattiva è la Corea del Nord

È proprio lui, Tony Wheeler, il guru dei viaggi in giro per il mondo, nonché il fondatore, insieme alla moglie Maureen, della casa editrice Lonely Planet che oggi pubblica oltre 650 guide con il contributo di centina di autori. Guide cult che rappresentano un punto di riferimento per generazioni di viaggiatori e turisti on the road. (Quello delle guide è un mercato di lettori che seguono fedelmente il loro marchio: accanto ai seguaci delle Lonely, ci sono quelli delle Rough Guides, Routard, Touring, Mondadori, Clup e così via).
Oggi, forte di una lunga esperienza sul campo, lo scrittore-editore esce con un volume molto diverso dal solito: più che una guida, un reportage-diario dal titolo temibile e affascinante: Bad Lands. Un turista sull’asse del Male (EDT Lonely Planet), una sorta di lista nera che concentra il peggio dei Paesi politicamente e socialmente più pericolosi, dove concetti come democrazia, diritti civili e giustizia sono un miraggio.
«Il Bene e il Male - spiega l’autore - esistono ovunque. Diciamo che in alcuni luoghi ciò è particolarmente evidente, come nei nove Paesi che ho scelto e sui quali mi sono soffermato. Sono quasi tutti di stupefacente bellezza anche se si ha sempre l’irritante consapevolezza che a guastarli siano gli esseri umani».
Ecco dunque il Libro Nero di Wheeler, documentato, scorrevole e ironico, con tanto di punteggio stilato secondo il suo personale Evil Meter, cioè «Metro del Male», un misuratore che stabilisce la dose di perfidia presente in uno Stato canaglia. Tre sono i fattori che intervengono per ogni Paese: il trattamento riservato dal governo alla popolazione; il coinvolgimento in attività terroristiche; la minaccia che tale nazione rappresenta per le altre. E ancora: cattiva amministrazione, coinvolgimento in guerre per conto di Paesi terzi, politiche fallimentari e corruzione.
In pole position, la Corea del Nord con 7 punti; seguono l’Irak sotto Saddam Hussein con 6 punti; l’Iran con 5; l’Afghanistan con 4,5 punti; la Libia prima del cambiamento di rotta di Gheddafi, comparsa nell’elenco perché è riuscita a sbagliare praticamente in tutto: ha oppresso la popolazione, ha finanziato e organizzato atti terroristici, ha collaborato alla creazione di armi di distruzione di massa e ha invaso uno stato vicino facendola sempre franca: 4,5 punti. E ancora: la straricca Arabia Saudita: 4 punti; la povera Albania che è meno pessima di quanto si è, a torto, soliti pensare: 3 punti; la stizzosa Birmania (Myanmar), allergica agli innocui monaci buddhisti nonché raccapricciante esempio di violazioni dei diritti umani con tanto di governo militare che non ha esitato a mettere dietro le sbarre una cittadina insignita del Premio Nobel per la Pace: (solo) 2,5 punti. E, dulcis in fundo, la solita Cuba con 1,5 punti.
Il valore aggiunto di questo libro consiste nel fatto che Wheeler parla con l’autorevolezza di chi ha vissuto l’esperienza sulla propria pelle al contrario di chi - pensiamo a certi telegiornalisti bardati con le inconfondibili pashmine ton su ton - al massimo ha visto una stanza d’albergo a cinque stelle e si è limitato a interpellare le noiose e scontate voci governative.
Wheeler si chiede infine come reagirebbe il Metro del Male nei confronti di altri Paesi ritenuti «buoni» come Stati Uniti, Australia, Regno Unito o Francia.

Oppure la dolce e piccola Svizzera con i suoi aspetti non propriamente teneri («non è forse vero che se qualche malvagio dittatore di una Bad Land cerca un posto dove nascondere i suoi guadagni illeciti, gli svizzeri sono semplicemente entusiasti di offrirgli senza fare troppe domande un caveau sicuro e anonimo»)? Di certo, sostiene Wheeler, «se volessi aggiungere un’altra Bad Land al mio elenco principale credo che Israele e Palestina si aggiudicherebbero a buon diritto un posto in lista».

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