Reggio Calabria - Per i sondaggi non c’è assolutamente partita, ma il sindaco si fa scaramantico, incrocia le dita. Giuseppe Scopelliti, ex pivot in doppia cifra a partita, ex consigliere regionale di An, giovanissimo primo cittadino di Reggio Calabria, scorrazza come un pazzo nella città sullo Stretto che rischia di eleggerlo con il sessanta per cento dei suffragi. L’avversario è un medico, proprietario di una tv locale, un sanitario votato al sacrificio dalla sua coalizione di centrosinistra: Eduardo Lamberti Castronuovo.
«Super Peppe», come lo ribattezzano gli amici, non teme nessuno. Tantomeno la concomitanza di certi recentissimi reportage giornalistici: «Quante bugie, quanta cattiveria. Chissà perché nessuno di questi grandi cronisti scrive degli straordinari risultati raggiunti da questa amministrazione». Tipo il dissalatore, che ha dato acqua potabile a 50mila persone; oppure le società miste, che hanno dato lavoro a 400 Lsu e che hanno ripulito la città; le tasse comunali, che non sono state aumentate di un euro; le grandi opere come il palazzo di giustizia; la disoccupazione, diminuita del 17 per cento. «Ma il risultato a cui tengo di più - spiega - è quello dei beni confiscati alla ’ndrangheta, molti dei quali già ristrutturati e riconsegnati alla città». Scopelliti mostra l’elenco delle grandi famiglie mafiose «aggredite» nei loro beni più preziosi, quelli immobili. Uno schiaffo pubblico alla criminalità organizzata, da far invidia ai professionisti dell’Antimafia. «Non voglio essere definito un sindaco antimafia - taglia corto -, di icone ce ne sono state già tante e troppo spesso, dopo essersi riempite la bocca di belle parole, sono scomparse. A noi interessano solo i fatti. Questi...». E giù con l’elenco. Colpite le famiglie del calibro dei Lo Giudice, dei Grenzi o dei Condello, per non parlare dei Morabito, dei Tegano fino ai Latella, Labate o del defunto Domenico «Mico» Libri. Decine e decine di ville, interi palazzi, appartamenti, cascine, garage, terreni agricoli e industriali, parcheggi riconducibili a esponenti della criminalità organizzata ereditati anche dalla vecchia amministrazione, ristrutturati e immediatamente assegnati ad associazioni varie, ai rom, ai senza tetto. Dal 1999 a oggi il comune di Reggio Calabria ha ricevuto decine di beni immobili. Fino al maggio del 2002 (giunta di centrosinistra) ne erano stati trasferiti a terzi solo tre. Per gli altri beni da assegnare occorrono lavori di ristrutturazione, per i quali la regione ha ottenuto un finanziamento di due milioni e mezzo di euro partecipando a un bando della Commissione regionale antimafia.
(ha collaborato Luca Rocca)
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