Politica

Le Regioni in rosso possono aumentare le tasse

La fusione tra Inps e Inpdap porterà altri due miliardi. Rendite, l’aliquota sale al 20%

Gian Battista Bozzo

da Roma

Si scrive «taglio di spesa», si dovrebbe leggere «aumento delle tasse». Al ministero dell’Economia, governo e Regioni raggiungono l’intesa per ridurre da 100 a 97 miliardi l’entità del fondo sanitario nazionale 2007, con tre miliardi di risparmi iscritti nella legge finanziaria. Però, le Regioni che non raggiungeranno l’obiettivo di spesa concordato dovranno aumentare le addizionali Irpef e Irap. Questo il meccanismo automatico: la Regione spreca, paga il cittadino. Le Regioni potranno avere mani libere per gli investimenti: sarà infatti eliminato il vincolo legato all’indebitamento che era stato introdotto nella scorsa Finanziaria, con il consenso di Bruxelles.
Complessivamente la spesa sanitaria 2007 si dovrebbe attestare a 101,3 miliardi di euro, in calo di 2,4 miliardi rispetto all’incremento tendenziale di 103,7 miliardi di euro. Nessuna novità su eventuali ticket, che probabilmente verranno introdotti con la Finanziaria. In ogni caso, le Regioni inadempienti dovranno rispettare i saldi di spesa sanitaria attraverso l’aumento delle addizionali Irpef e Irap (soltanto la prima, nel 2004, è costata ai contribuenti 6 miliardi e 741 milioni di euro). Per le Regioni già in forte disavanzo, alla quali verrebbe chiesto un significativo sforzo iniziale di contenimento dei costi, saranno sostenute da un «fondo transitorio». Tre Regioni - Lazio, Campania e Abruzzo - sono state poste sotto osservazione «con implicazioni negative» da Standard & Poor’s: il motivo è nelle difficoltà che le tre Regioni potrebbero incontrare nel finanziare la spesa sanitaria dopo le osservazioni di Eurostat (vedi il Giornale del 19 settembre scorso).
Tutti sembrano contenti. Il presidente della Conferenza dei governatori, Vasco Errani, afferma che il governo ha accettato le richieste delle Regioni. Il ministro della Salute Livia Turco sottolinea che con il Patto sottoscritto con le Regioni, «il Sistema sanitario nazionale è più stabile». Il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa non commenta, ma intasca tre miliardi preziosi: un 10% circa della manovra, che tuttavia presenta ancora vuoti paurosi. Romano Prodi conferma infatti che la manovra finanziaria 2007 sarà pari a 30 miliardi di euro, e che la tassazione sulle rendite finanziarie sarà portata al 20% dal 12,50% attuale. Ma a pochi giorni dal Consiglio dei ministri del 29 settembre, gran parte della Finanziaria è ancora da fare. E la patata bollente è sempre più nelle mani di Vincenzo Visco.
I tagli, infatti, sono ancora pochi. Tre miliardi rastrellati ieri dalla Sanità. I Comuni hanno detto di poter contribuire con 1 miliardo e mezzo (anche loro però potranno aumentare le addizionali, oltre che introdurre tasse di scopo). Di pensioni, in manovra, ci sarà poco o nulla: forse la chiusura di una finestra d’uscita per i pensionamenti d’anzianità nel 2007, l’aumento dei contributi per i lavoratori parasubordinati, e la fusione Inps-Inpdap, che dovrebbe fornire ipotetici due miliardi di risparmi. Limature agli acquisti di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione. Mentre resta da finanziare un moloch da 9 miliardi di euro: la riduzione di 5 punti del cuneo fiscale. «Ci saranno interventi sulle entrate», ricorda Francesco Rutelli: il vicepremier non sa quanto sia nel giusto.
Ieri, inoltre, il Consiglio dei ministri ha approvato un ddl Bersani sul riordino dei finanziamenti all’industria.

Tutti i sostegni convergono in due nuovi fondi: quello per la competitività, soprannominato «fondo dei fondi», e quello per la finanza d’impresa.

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