Repetto: «Anche la Chiesa tollera la violenza»

Repetto: «Anche la Chiesa tollera la violenza»

(...) Si tratta di inaugurare la mostra sul 30 giugno 1960 e la serie di celebrazioni per quei momenti di violenza politica di piazza che fecero cadere il governo Tambroni, impedendo che un partito potesse tenere il proprio legittimo congresso a Genova. Perché i depositari della democrazia avevano deciso che era lecito scatenare la guerriglia e la rivoluzione per vietare al Movimento Sociale Italiano di celebrare il massimo momento di democrazia interna di un partito che è il congresso. Un Msi che era rappresentato in Parlamento perché così aveva voluto il popolo sovrano ed era legittimato anche ai sensi di quella costituzione scritta dai padri costituenti di ogni colore politico, compresi i comunisti più intransigenti.
Di quella violenza politica Repetto rimpiange soprattutto l’irripetibilità. «Non può essere solo una memoria recuperata - spiega subito - Deve essere anche un momento di riflessione. Se oggi ci fosse un altro 30 giugno avremmo la stessa reazione da un’ampia parte della popolazione? Io ho qualche dubbio. Perché oggi c’è tanta indifferenza, perché oggi va in piazza solo una minoranza che chiamiamo popolo viola, ma oggi il popolo non lo vedo. Mi chiedo perché non riusciamo a dare quel senso di indignazione con una rivolta di popolo capace di far cadere un governo». Eh sì, gli dispiace il fatto che oggi non possa esserci di nuovo una rivolta di violenza politica che faccia cadere il governo. Dal presidente della Provincia, così come dai rappresentanti di Regione e Comune, o dal segretario della Cgil Walter Fabiocchi, non è arrivato un solo accenno al fatto che comunque il 30 giugno fu un giorno di violenza di piazza che portò alla caduta di un governo legittimo e democraticamente sostenuto da un parlamento eletto dal popolo. A precisa domanda su un’eventuale fraintendimento, Repetto invece conferma tutto. Con stizza. «La domanda è strumentale. Domani sul Giornale leggeremo che non condanno la violenza - la butta subito in polemica - Io condanno la violenza di Stato. E la violenza in generale. Ma io che vengo dal mondo cattolico so che anche la dottrina sociale della Chiesa, se la violenza porta giustizia, a volte la tollera».
In attesa di verificare sul catechismo secondo Alessandro se l’impedire con il sangue il congresso di un partito legittimamente riconosciuto è considerato «giustizia», restano le considerazioni fatte dai presenti sulla necessità di un nuovo 30 giugno. Perché per Guccinelli, «nel ’60 fu una giornata di riflessione per la salvaguardia e la tenuta della democrazia e dei diritti. Temi aperti ancora oggi rimessi in discussione: c’è un fortissimo tentativo di smantellare le istituzioni democratiche». Ci vorrebbe un’altra bella giornata di sangue per mandare a casa Berlusconi? Magari con i democratici e pacifici ganci dei portuali da lanciare in testa ai poliziotti? «Il corteo fu assolutamente pacifico, che finì con le aggressioni della polizia - risponde Walter Fabiocchi - I fatti violenti ci furono, ma...» Sì, insomma, vanno tollerati. Repetto ci tiene ad aggiungere la sua testimonianza diretta: «Ero stato appena assunto in uno stabilimento di Pietra Ligure - ricorda - C’erano i caroselli della polizia contro i lavoratori, lanciavano i tavolini dei bar contro i manifestanti».
Inutile aggiungere che nel frattempo anche Andrea Ranieri annuiva convintamente: «Ci temevo a essere qui oggi, non solo per portare i saluti del sindaco Vincenzi - aveva già spiegato - Come nello sciopero del ’900, nella Liberazione di Genova, così anche il 30 giugno ’60 fu fondamentale il ruolo della classe operaia. Oggi sono molto preoccupato per un dato storico: in un’epoca in cui si chiedono sacrifici a tutti, c’è una classe dirigente altamente impreparata. Secondo me occorre recuperare quella voglia di fare, l’entusiasmo di quelle date storiche». Ma sì, recuperiamo, torniamo a quello spirito di democratica violenza. Soprattutto, proprio per ricordare come sia un momento di sacrifici per tutti, la «classe dirigente» brava, non quella «altamente impreparata», che fa? Dà alla Cgil 20mila euro per queste celebrazioni sul 30 giugno. Sì, l’esaltazione delle giornate di violenza politica che impedirono un congresso democratico, vengono sostenuto economicamente dalla Regione Liguria che domani approverà una delibera per dare i soldi alla Cgil. «Siamo indignati - protesta il capogruppo del Pdl Matteo Rosso - È scandaloso già l’aspetto ideologico. Ma come gruppo del Pdl ci opporremo e daremo battaglia in consiglio soprattutto per lo spreco di così tanti soldi in questo momento. Abbiamo presentato un’interpellanza sostenuta da tutti i nostri consiglieri. Siamo davvero tutti indignati».


Tra l’altro questi 20mila euro non serviranno a regalare al presidente Repetto la gioia di un altro 30 giugno. Ma solo a ricordare quello del ’60. Che peccato. Anche la dottrina della Chiesa, secondo lui lo prevederebbe.

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