Il restauro è finito L’ex Cobianchi torna a splendere

Bagno pubblico negli anni ’20, è in piazza Duomo. Il 22 ospiterà una mostra fotografica. Nei suoi locali, a settembre, si trasferirà l’Apt

Sabrina Cottone

Chi vuole sbirciare sotto, per vedere l’ex Albergo Diurno Cobianchi, può già farlo dai lucernai in vetro che si affacciano tra la Galleria e piazza Duomo, in via Silvio Pellico. O lanciare uno sguardo attraverso la doppia scalinata con vista sulle guglie che è il marchio di fabbrica della catena di bagni pubblici, simbolo di stile Anni Venti in tutte le più importanti città italiane. L’opera di restauro è conclusa e i milanesi potranno dire la loro il 22 maggio, quando i locali ospiteranno la prima mostra, fotografie di Massimo Gatti con il titolo «Tracce di presenza umana». I locali saranno visitabili durante la notte bianca del 24 giugno, poi bisognerà aspettare settembre quando il Cobianchi assumerà la sua funzione definitiva: ospitare l’Apt e così promuovere il turismo milanese. L’area sarà comunque uno spazio multifunzionale, che continuerà a ospitare mostre e dibattiti.
Davanti all’ingresso secondario, una nuova discesa scavata in via Tommaso Grossi, una targa ricorda gli ispiratori del restauro: il sindaco, Gabiele Albertini, il vicesindaco, Riccardo De Corato, e l’assessore a Turismo e Eventi, Giovanni Bozzetti. «Abbiamo recuperato gli arredi, gli elementi decorativi che era possibile restaurare, altri li abbiamo ricostruiti secondo i modelli originali» dice Albertini quasi a prevenire le polemiche di chi lamentasse la scomparsa del liberty. «Purtroppo non abbiamo le foto di come erano ridotti questi ambienti» aggiunge De Corato. E Bozzetti ricorda le ultime destinazioni d’uso di questi mille e cinquecento metri in pieno centro: «Dal 1988 al 1999 c’era solo un’agenzia di viaggi. Da allora l’ex Diurno era rimasto chiuso».
Marmo biancone identico a quello della Galleria per gli esterni, all’interno soffitti e pareti a boiserie, con un’area più moderna e in stile museo dedicata a mettere in mostra i reperti archeologici di età romana trovati durante i lavori. «Siamo lieti dei ritrovamenti, che hanno procurato qualche ritardo nei lavori, ma che adesso rendono questi spazi ancora più significativi» osserva Albertini. L’obiettivo è stato ricreare il più possibile l’atmosfera degli anni in cui lì sotto arrivavano eleganti signori e signore per usufruire di vasche, manicure, parrucchiere, noleggio ombrelli, riparazione cappelli, telefono pubblico o tranquille sale di lettura e scrittura.
«È la terza inaugurazione in un mese» ricorda De Corato, che ne approfitta per aprire una polemica con i candidati che non valorizzano ciò che è stato fatto dalla giunta Albertini. «Questo lungo percorso sembra quasi dimenticato. Vediamo troppi Soloni della cultura che ci insegnano che cosa fare di Milano».

Albertini non rilancia ma assicura di essere in sintonia con il suo vicesindaco: «Trovo che il santino elettorale di De Corato sia il migliore che ho visto, il miglior rapporto dei nostri nove anni di governo». Poi il pizzicotto finale: «Se il consenso lo si vuole dimenticare, dipende dall’acume di chi vuole diventare sindaco».

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