Sabrina Cottone
Chi vuole sbirciare sotto, per vedere lex Albergo Diurno Cobianchi, può già farlo dai lucernai in vetro che si affacciano tra la Galleria e piazza Duomo, in via Silvio Pellico. O lanciare uno sguardo attraverso la doppia scalinata con vista sulle guglie che è il marchio di fabbrica della catena di bagni pubblici, simbolo di stile Anni Venti in tutte le più importanti città italiane. Lopera di restauro è conclusa e i milanesi potranno dire la loro il 22 maggio, quando i locali ospiteranno la prima mostra, fotografie di Massimo Gatti con il titolo «Tracce di presenza umana». I locali saranno visitabili durante la notte bianca del 24 giugno, poi bisognerà aspettare settembre quando il Cobianchi assumerà la sua funzione definitiva: ospitare lApt e così promuovere il turismo milanese. Larea sarà comunque uno spazio multifunzionale, che continuerà a ospitare mostre e dibattiti.
Davanti allingresso secondario, una nuova discesa scavata in via Tommaso Grossi, una targa ricorda gli ispiratori del restauro: il sindaco, Gabiele Albertini, il vicesindaco, Riccardo De Corato, e lassessore a Turismo e Eventi, Giovanni Bozzetti. «Abbiamo recuperato gli arredi, gli elementi decorativi che era possibile restaurare, altri li abbiamo ricostruiti secondo i modelli originali» dice Albertini quasi a prevenire le polemiche di chi lamentasse la scomparsa del liberty. «Purtroppo non abbiamo le foto di come erano ridotti questi ambienti» aggiunge De Corato. E Bozzetti ricorda le ultime destinazioni duso di questi mille e cinquecento metri in pieno centro: «Dal 1988 al 1999 cera solo unagenzia di viaggi. Da allora lex Diurno era rimasto chiuso».
Marmo biancone identico a quello della Galleria per gli esterni, allinterno soffitti e pareti a boiserie, con unarea più moderna e in stile museo dedicata a mettere in mostra i reperti archeologici di età romana trovati durante i lavori. «Siamo lieti dei ritrovamenti, che hanno procurato qualche ritardo nei lavori, ma che adesso rendono questi spazi ancora più significativi» osserva Albertini. Lobiettivo è stato ricreare il più possibile latmosfera degli anni in cui lì sotto arrivavano eleganti signori e signore per usufruire di vasche, manicure, parrucchiere, noleggio ombrelli, riparazione cappelli, telefono pubblico o tranquille sale di lettura e scrittura.
«È la terza inaugurazione in un mese» ricorda De Corato, che ne approfitta per aprire una polemica con i candidati che non valorizzano ciò che è stato fatto dalla giunta Albertini. «Questo lungo percorso sembra quasi dimenticato. Vediamo troppi Soloni della cultura che ci insegnano che cosa fare di Milano».
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