Dentro la rete

Non c’è bisogno di grandi esploratori per trovare il West Village, il villaggio occidentale, della blogosfera. È lì, su internet, da anni. Basta fare quattro passi e chiedere. A destra di Lenin e Marx, dell’anticapitalismo e dell’antiamericanismo, della repubblica fondata sulla resistenza e sul pensiero debole, a destra di tutto questo, c’è una cultura. Anzi più culture. Ci sono cattolici e liberali, individualisti e nazionalisti, patrioti e anarchici. È un’onda culturale che la stessa leadership politica e intellettuale della destra non ha visto e neppure immaginato.
Il West Village è cresciuto con le lezioni inutili di Einaudi, con la società aperta e la scuola viennese, con gli economisti di Chicago e con il liberalismo cattolico, con il federalismo anti-statalista e la solitudine di un Bruno Leoni, con tutti quelli che non volevano morire né comunisti né democristiani. È la tradizione di chi ha visto uomini evocare tutti gli ideali del Novecento per poi bruciarli nelle piazze, lasciando ai posteri ceneri e macerie.
È questa la destra? È questa la sua cultura? La domanda è un’altra: come far dialogare questi centri intellettuali? Come metterli in rete? Qual è il punto d’incontro tra liberali, cattolici e conservatori? Una risposta magari si può azzardare ed è Occidente.
Occidente non vuol dire alzare la bandiera dell’intolleranza verso chi viene da est. È confrontarsi con se stessi, è porsi alcune domande, sui propri valori, sulla propria identità. Le risposte fanno la differenza.
La folle corsa del Novecento verso il tutto e verso il nulla è l’ultima maceria da cui ripartire. Con un bagaglio di domande. Cosa fare con la modernità, fermarsi o andare avanti? Fino a che punto si può essere tolleranti con gli intolleranti? Come adeguare il welfare a un mercato del lavoro meno rigido? E infine l’uomo: concetto in bilico tra l’embrione e il suo doppio, tra selezione e clonazione, tra la vita e il suo presupposto. Che fare dell’uomo?
I blog non spostano cumuli di voti, ma ragionano di politica. E queste domande non sono casuali.

È la sintesi dei discorsi di questa gente qui, strani personaggi che continuano a parlare di res publica. È un errore ignorarli, perché vengono da lontano, da certi caffè dell’Ottocento, ma sono profondamente moderni. Se cercate il nuovo, magari lo trovate proprio da queste parti.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica